Corriere della Sera (M. Ferretti) – Dal secondo attacco del campionato, quello della Roma, ci si sarebbe aspettati almeno un tiro in porta per tempo. Sarebbe stato (forse) troppo chiedere un gol contro la difesa più forte del Campionato, ma un paio di conclusioni verso quei tre legni presidiati da Yann Sommer era lecito attenderseli.

Nel primo tempo difesa passiva e Lukaku abbandonato a se stesso. Zero tiri, la sconcia conseguenza. E così Sommer si è potuto presentare con i guanti pulitissimi negli spogliatoi per bere un thè caldo durante l’intervallo. Nella ripresa (ancora sul punteggio di parità) un colpo di testa di Cristante, respinto in tuffo plastico del portiere svizzero, ha illuso i tifosi della Roma: l’inizio di una nuova storia? Macché, perché il conto dei tiri si è fermato lì. Si è fermato a uno.

Una miseria, in quasi cento minuti di gioco. L’Inter è una squadra costruita per tentare di vincere lo scudetto, la Roma invece – con tutti i suoi effettivi a disposizione, però – soltanto per un posto Champions. Questo forse aiuta a capire ma non a spiegare, e mai e poi mai a giustificare, la prestazione a dir sconcertante del gruppo di José Mourinho. Difendersi a oltranza, alla fine, non ha pagato.

Il muro ha resistito per ottanta minuti abbondanti poi è fatalmente crollato. Chiudere con un gol al passivo e un solo tiro all’attivo è una faccenda brutta e che non ti porta da nessuna parte se non nelle zone tristi della classifica. Ci saranno state pure un sacco di assenze pesantissime, ieri, ma era era impensabile assistere a uno spettacolo (?) così deprimente.