Castan, la rinascita: “Cagliari piazza giusta. Lopez ha le idee chiare”

La Gazzetta dello Sport (M.Frongia) – “Io ho bisogno del Cagliari e il Cagliari ha bisogno di me”. Leandro Castan non cerca scorciatoie: «Da un anno non gioco, voglio dare una mano alla squadra, divertirmi e far divertire i tifosi». Trentun anni di grinta, 186 cm per 80, la voglia di partire col piede giusto. Il difensore brasiliano approda in prestito secco di sei mesi. «Il contratto? Ha fatto tutto il procuratore con la società. Devo concentrami sul lavoro e basta.. Nel calcio le cose cambiano in fretta: un giorno ero il titolare della Roma e giocavo in nazionale, quello dopo non sapevo se avrei rivisto la palla». Mancino, con Materazzi e JuanAnche se era destro») come icone, al Cagliari prende la 15, già di Rossettini. Castan incrocia nel museo della Sardegna Arena le foto di Riva e Zola, Suazo e Matri. Sorride, il brasiliano. Da Atleta di Cristo ha incrociato spesso Legrottaglie, vice di Rastelli.

I CONSIGLI DI NAINGGO – Intanto, cerca una villetta: «Presto arriverà la mia famiglia». Su Cagliari piove e 10 gradi sono un’eccezione: «Mi hanno spiegato che dura poco, e che avete dieci mesi di estate e primavera». Sul suo approdo, poche storie: «Ho avuto la chiamata una settimana fa, in due giorni abbiamo chiuso. Ho detto subito sì, aiutato dai consigli di Avelar e Nainggolan: mi hanno parlato di ambiente e spogliatoio sano, di un club ambizioso: questo stadio messo su in pochi mesi lo dimostra». Si passa alla classifica e al campo. «Ho visto diverse volte il Cagliari, anche con la Roma: non meritava di perdere. Si percepisce un gruppo voglioso di fare bene, ragioniamo una partita per volta per fare punti e andar via dalla zona calda. Difesa a 3 o a 4? Preferisco stare a sinistra e ho giocato con tutti i moduli. Sono a disposizione dell’allenatore». Su Lopez, Castan la chiude facile: «Mi è piaciuto, sa cosa vuole dalla squadra. Pronto per il Milan? Sì, per un tempo, un’ora o 95’: sono allenato. Deciderà il mister». Insomma, un altro filo che annoda i Quattro mori al Brasile. «Ho parlato con Joao Pedro, mi ha detto che ho fatto la scelta giusta. Ho già avuto conferma delle belle cose che mi hanno detto su club e città. Sì, sono capitato nella squadra giusta». Passo indietro: dal debutto in Svezia al cavernoma cerebrale. «Giocavo nell’Atletico Mineiro, con vari club dietro. L’agente mi dice di non rinnovare, poi le richieste scompaiono. Vado all’Helsingborg, giocava l’Europa League. C’era sempre gelo, nessuno parlava la mia lingua, ero un ragazzino solo, ho chiesto piangendo di tornare a casa». Sull’intervento del dicembre 2014, Castan rivela: «Mi dispiace non aver potuto salutare Melchiorri (al Carpi, ndr): i medici mi dissero che l’aveva avuto, l’ho chiamato, mi ha dato serenità. A Torino, dopo la gara ne abbiamo parlato per 10’. Ora sto bene, sono carico, voglio dimostrare cosa so fare». Motivato e con le idee chiare («Ho dentro un carattere che urla per uscire e giocare!»), il difensore ripassa dal Toro: «Ho iniziato bene, volevamo acquistarmi. Poi mi sono fatto male : fermo 3 mesi». Torna a Roma, trova il puzzle al completo. Castan tira dritto: «I miei figli mi chiedevano perché non giocassi mai. Ora gli dirò distare di fronte alla tv perché il loro papà torna in campo».

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