Candela e Cafu, lo scudetto 20 anni dopo: “Quel giorno a Roma scoprimmo il paradiso”

Leggo (F. Balzani) – Marcos Cafu e Vincent Candela. Uno sempre sorridente, l’altro guascone. Uno a destra, l’altro a sinistra. E non parliamo di politica. Barbera e Champagne di una squadra formidabile che vantava i due terzini probabilmente più forti d’Europa da completamento di una rosa formata tra gli altri da Totti, Montella, Batistuta, Aldair, Samuel, Tommasi ed Emerson.

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Una squadra allestita da Sensi e allenata da Capello che domani festeggia i 20 anni dall’ultimo tricolore. Il terzo della storia. Parte il Pendolino brasiliano che oggi è dirigente Fifa e che non ha dimenticato quel giorno di vent’anni fa: “Il 17 giugno? Mi ricordo tutto dal primo all’ultimo secondo. Era l’ultima stazione di un viaggio bellissimo. Roma-Parma era attesa da tutti, soprattutto dai tifosi che da 18 anni aspettavano quel momento memorabile. A due minuti dalla fine tutti i giocatori in campo erano con gli occhi fissi sugli spalti, era impossibile non restare incantati da quelle bandiere, quei cori, quei colori“.

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Meglio vincere a Roma o Milano? Cafu nemmeno ci pensa: “Non c’è paragone, uno scudetto a Roma ne vale dieci vinti al Milan. Non è paragonabile l’emozione che ti regala la gente. Un po’ come in Brasile”. Con il quale Marcos ha vinto due Mondiali. Sul tetto del pianeta nel 1998 si è seduto anche Candela, autore dell’assist del primo gol di Totti contro il Parma tre anni dopo: “Sul pullman per andare allo stadio c’era una tensione incredibile anche perché affrontavamo un Parma fortissimo. Batistuta non disse un parola mentre io Montella e Totti parlavamo solo di come potevamo metterci in campo. E visto come è nato il primo gol avevamo le idee chiare. Il resto lo conoscete”. Quando Roma rivivrà giorni così? “Credo presto – dice Candela –.L’arrivo di Mourinho ricorda quello di Capello. Ora servono 3-4 acquisti di livello e poi si può sognare”.

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