In Campidoglio aspettano il progetto…

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – E adesso si annusano a distanza, spiando ciascuno le mosse degli altri. E’ più una selezione naturale che una partita a scacchi. Il 15 giugno batte un altro, l’ennesimo, forse neppure l’ultimo colpo di gong per lo stadio della Roma: dovrà essere apposto definitivamente oppure cancellato, per quella data, il vincolo delle belle arti sulla tribuna dell’ippodromo di Tor di Valle e soprattutto bisognerà decidere se la conferenza dei servizi verrà chiusa e subito (pressoché subito) riaperta, sfruttando tutto il lavoro preparatorio già effettuato, oppure se si ricomincia davvero da capo, e a quel punto chissà se si ricomincia davvero. La Regione non ha granché da fare in questa fase. Al massimo consiglieri e assessori ironizzano sull’inerzia cronica dei colleghi a 5 Stelle che guidano il Comune di Roma. In Comune, appunto, ne avrebbero di cose da fare ma se ne guardano bene aspettando il progetto definitivo riscritto sulla base degli accordi di novembre: cubature dimezzate fino a 597.000 metri, opere pubbliche diminuite e rimodulate.

DATE – Ha tutta l’aria del classico gioco a prendersi la minore responsabilità possibile, ma in effetti oggi come oggi sono la Roma e il costruttore Luca Parnasi a dover giocare la prossima carta. O le prossime carte: quel progetto, appunto, sul quale pesa una promessa, presentarlo in Campidoglio più o meno entro il 20 aprile, così che la giunta possa compilare la novazione di delibera intorno al pubblico interesse e farla votare, o almeno metterla in calendario, in tempo per convincere tutti che quella data del 15 giugno non passerà invano come tante altre. Sul progetto stanno lavorando, questo è certo, ma che possano rispettare i tempi è tutt’altro che scontato. Riuscirci peraltro è l’unica possibilità che resta perché nei primi mesi del 2018 si possa partire con i lavori. Altrimenti arrivederci e forse addio. Su questo stadio si parla troppo, neppure sempre a sproposito, e si agisce poco. Lo ha notato (prima di incontrare Giovani Malagò, presidente del Coni) anche Chiara Appendino, sindaco di Torino in trasferta a Roma. Ha detto: «Le dinamiche sono sempre molto complesse. Non sono in grado di giudicare le difficoltà che può avere un sindaco. Siamo tutti in trincea: c’è un’esigenza crescente e le risorse sono sempre più scarse». Parlava, appunto dei nuovi impianti sportivi e in particolare dello stadio della Roma, ma il discorso può generalizzarsi facilmente a tutto ciò che servirebbe nelle città e resta invece a livello di ottima idea.

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