Braccio di ferro Fifa-Uefa, questione di potere e di soldi

La Gazzetta dello Sport (G.Teotino) – C’è qualcosa che non torna nello scontro in atto tra Fifa e Uefa sul futuro del calcio. Non si tratta soltanto di conti, che non tornano neppure quelli. Unite nel contrastare l’idea di una Superlega chiusa, la Federcalcio mondiale e quella europea si sono divise nel tratteggiare un progetto al passo coi tempi, capace di rispondere sia alle rinnovate esigenze degli appassionati, sia alle più giovani generazioni, con il bisogno di reperire nuove risorse e far fronte ai dissesti provocati dall’insorgere della pandemia. Dal gruppo di lavoro costituito dalla Fifa e coordinato da Arsene Wenger è emersa la necessità di un ripensamento di calendario e competizioni, incentrato sulla proposta di disputare il campionato del mondo ogni due anni invece che ogni quattro.

Dalla Uefa, ma pure dalla maggior parte di Federezioni, Leghe e club europei, si è alzato un coro di no. Ragionevoli le motivazioni date (danneggiamento dei campionati ed eccessivo carico di lavoro, oltre allo sconvolgimento delle tradizioni), o almeno apparse così fino a che non si è saputo che nei piani della Uefa c’è l’allargamento della Nations League, un torneo di cui nessuno sentiva il bisogno, alle principali nazionali sudamericane. In altre parole, una sorta di Mondiale, con accesso a inviti e non per merito sportivo, con cadenza biennale. Con la differenza fondamentale però di essere organizzato dall’Uefa invece che dalla Fifa. Cioè tutti i ricavi finirebbero nella casse di Nyon invece che Zurigo.

Il progetto Fifa ha una sua logica, che va al di là del Mondiale biennale. Prevede una riduzione dello soste per le nazionali durante la stagione: diventerebbero soltanto due (ottobre e marzo), anche se più lunghe. Con la possibilità di far disputare la Coppa d’Africa durante la sosta di ottobre, in modo da non danneggiare le squadre europee. Con la riduzione degli incontri di qualificazione ai campionati mondiali e continentali e l’abolizione della Nations League non crescerebbe il numero delle partite, lasciando però aperto il problema di sfoltire gli impegni delle squadre di club. Il contrasto Fifa-Uefa, alla fine, è soltanto una lotta di potere e per il potere. 

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