Borriello, giramondo del gol: «Rimpianto? Non aver potuto giocare con Totti, insieme avremmo potuto fare sfracelli»

borriello atalanta

Il Corriere Della Sera (M.Colombo) – «Nel mio dna c’è sempre stata la voglia di mettersi in discussione: ecco perché ho preferito vestire la maglia di 12 squadre diverse piuttosto che stare in panchina». Marco Borriello, inseguito (a sproposito) dall’etichetta «troppo bello per essere anche bravo», ora che nel suo personale Monopoli calcistico è approdato a quasi 34 anni alla casella Atalanta, domenica si ritroverà contro una fetta di passato. «Il Milan è la società dove sono nato e cresciuto calcisticamente, in cui sono maturato come uomo e giocatore. Milano è la città dove ho scelto di vivere e dove ho lasciato amici che incontro ancora, da Costacurta ad Ambrosini».

È stato traumatico l’addio ai rossoneri nel 2010?
«Sapevo che con l’arrivo di Ibrahimovic avrei visto poco il campo. Mi sono rimesso in gioco: mi aveva cercato la Roma che era arrivata seconda dietro l’Inter del Triplete, giocava la Champions e mi propose un contratto lungo».

Invece l’esplosione tardò ad arrivare…
«In quei mesi ero titolare in Nazionale poi, dopo 15 gol, nel febbraio seguente mutò l’allenatore e in società al posto di Rosella Sensi arrivò Di Benedetto con Sabatini. Non rientravo più nel progetto tecnico. E iniziai a girare in prestito».

Il rimpianto della sua carriera?
«Non aver giocato con Totti: ci hanno sempre considerato alternativi quando invece insieme avremmo potuto fare sfracelli».

L’errore da non ripetere?
«Rifarei tutto compresa la parentesi al West Ham, una delle squadre più gloriose della Premier».

La sua carriera ha rispecchiato il suo talento?
«Ho sempre dato il massimo, allenandomi con professionalità ma poi c’era un tecnico che sceglieva al mio posto».

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