Bomba di Torino Scoppia il giallo

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Il Tempo (D. Di Santo) – Lanciata dai settori della Juventus o esplosa tra le mani di chi la stava preparando. Comunque sia, l’effetto della bomba carta di Torino è stato quello di amplificare per l’ennesima volta tutti i limiti del nostro calcio. Il petardo scoppiato domenica durante il derby di Torino tra i seggiolini della curva dello stadio Olimpico occupata dai tifosi granata ha provocato il ferimento di una decina di tifosi, mentre 15 sono stati arrestati o denunciati per gli scontri tra le tifoserie e l’assalto al pullman della Juventus prima del match.
Il giallo della bomba inizia in mattinata con la procura di Torino che mette in discussione la prima ricostruzione, quella della procura Federale che ipotizza il lancio dell’ordigno dai settori del tifo bianconero. Alcuni video acquisiti dalla polizia suggerirebbero che l’esplosione sia stata invece causata da un innesco, forse involontario, da parte di chi aveva confezionato l’ordigno. In questo contesto arriva la decisione del giudice sportivo della serie A, Giampaolo Tosel, che è quella di rinviare ogni decisione a causa della «radicale contraddittorietà» tra le due ricostruzioni. Poco più tardi la Digos rettifica: in base a un video trovato sul web e analizzato dalla polizia gli autori del lancio incriminato sarebbero gli juventini. Le indagini continuano.
«Quello che è successo non deve più ripetersi e non deve esserci un caso per cui una bomba carta venga fatta entrare in uno stadio», tuona il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ammette: «La soluzione non può essere una perquisizione più efficace allo stadio. Sono pronto a incontrare le società, il Coni e nuovamente le leghe, ma nessuno si sottragga alle proprie responsabilità. Abbiamo fatto un decreto che ottiene risultati e ne è prova che chi commette dei crimini viene arrestato. Sono attivi 5.069 Daspo e di questi oltre 1.000 solo in questa stagione calcistica».
Numeri che non impressionano più di tanto il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, che ha chiesto un incontro al ministro e ha istituito un gruppo di lavoro ristretto della Figc sul rapporto tra club e tifo organizzato: «Se è vero che mezzi repressivi, barriere, tornelli, telecamere, Daspo e tessere del tifoso non hanno ancora trovato una soluzione a questi gravi problemi di violenza, allora dobbiamo pensare ad altro. Non è più possibile militarizzare il sistema. Se un soggetto fosse andato a piazza San Pietro quando parlava il Papa e avesse buttato una bomba carta sarebbe in carcere da parecchio tempo. Questi sono gesti eversivi che vanno puniti come tali».
Una «militarizzazione» che in realtà è aumenta, con il ritorno deciso a febbraio da Alfano della polizia a bordo campo all’Olimpico di Roma, esperimento che sarà presto allargato ad altre città al motto di «riprendiamoci gli stadi». Il presidente del Coni Gianni Malagò rilancia l’idea di importare l’impianto normativo assunto dal governo Thatcher contro gli hooligans britannici negli anni ’80. La cosa peggiore, sottolinea il cardinale Gianfranco Ravasi, è che ormai «ci siamo assuefatti a un calcio blindato».

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