Blatter getta la spugna

Sepp-Blatter

La Gazzetta dello SPort (F. Licari) – I nove giorni che sconvolsero il calcio. Dal blitz dell’Fbi nel mega-hotel di Zurigo, mercoledì scorso, alle dimissioni, o meglio alla promessa di dimissioni, del gran capo nel drammatico pomeriggio di ieri. Sepp Blatter quella frase — «mi dimetto» — mai avrebbe voluto pronunciarla fino alla fine dei suoi giorni. Pronto mentalmente, ci scommettiamo, ad annunciare tra un paio d’anni che la sua missione non era finita e che sarebbe stato pronto per il sesto mandato. Quel giorno invece non arriverà. Annunciato da una misteriosa mail dell’ufficio stampa Fifa alle 16.37, che invitava a una ancor più misteriosa conferenza delle 18, poi in ritardo, Blatter si presenta nella sala stampa quasi vuota e dice che se ne va. Bum. Ma non è possibile che siano bastate le accuse al segretario Valcke, rimbalzate nella notte dagli Usa, per un gesto così estremo. Dev’essere successo qualcosa di più grave che, con tutta probabilità, scopriremo presto. Anche perché pare che Blatter sia indagato dall’Fbi. E il discorso cambierebbe.

DIMISSIONI A FINE ANNO Non sorride Blatter, non scherza, non ammicca con l’occhiolino. È cupo, ha gli occhi bassi, parla a bassa voce: «L’appoggio ricevuto non sembra essere condiviso da tutti nel mondo del calcio. Per questo offro la mia rinuncia. Prendo questa decisione per ripulire l’immagine della Fifa che, a fronte di sfide che non si fermano, ha bisogno di un profondo rinnovamento. Non voglio restare, adesso sono libero dai vincoli di un’elezione e sarò in grado di concentrarmi sulle profonde riforme». Una mossa strategica per salvare la faccia: mi hanno impedito le riforme, ora posso farlo con Domenico Scala, presidente delle commissione controllo, incaricato di gestire il processo (in bocca al lupo) che prevederebbe anche un limite di due mandati.

CONGRESSO ELETTORALE Però Blatter aggiunge che resterà in carica fino al Congresso straordinario che eleggerà il successore. Aspettare il Congresso normale, il 13 maggio 2016 a Città del Messico, sarebbe troppo. Ci sono tempi tecnici, gli Statuti prevedono quattro mesi per presentare piani elettorali e candidature, e Scala suggerisce una data tra dicembre e marzo. Così Blatter sarà ancora il numero uno, benché dimezzato, invece di cedere il potere al primo vicepresidente, il camerunese Issa Hayatou, in realtà neanche lui tranquillissimo per quello che sta succedendo.

QUANTI INTERROGATIVI Certo, la decisione a quattro giorni dall’elezione qualche interrogativo lo lascia. Per non dire delle interviste del giorno dopo nelle quali sfidava e quasi sfotteva Platini, dicendo «non dimentico» e minacciando ritorsioni. Con il potere in mano, anche le riforme dell’Esecutivo potrebbero essere guidate da Blatter, con nomina di un successore-erede. Ma in mezzo c’è l’Fbi che, pare, lo abbia inserito tra gli indagati (il pm svizzero, invece, ha confermato che il boss Fifa non è incriminato nell’inchiesta contro ignoti per associazione a delinquere e di riciclaggio di denaro sporco). Altra domanda: e perché Valcke non si è dimesso? In fondo nei corridoi Fifa si dice che già una volta, dopo il caso Visa-Mastercard, fu lui a essere sacrificato e in cambio, anni dopo, gli venne data la segreteria.

QUELLE MAIL Adesso c’è una lettera che incastra Valcke: era a conoscenza del famoso pagamento di 10 milioni di dollari dal Sudafrica a Jack Warner, in cambio del voto per la sede mondiale 2010, soldi inviati però dalla Fifa. E se c’era Valcke di mezzo come poteva Blatter non sapere? In passato il segretario qualche gaffe l’aveva commessa, tipo la mail con la quale rimproverava a Bin Hammam di voler comprare l’elezione 2011 come aveva comprato il Mondiale 2022 per il Qatar. Se non era motivo di dimissioni quello, chissà.

PLATINI: «CORAGGIOSO» Dice Platini: «È stata una decisione difficile, una decisione coraggiosa, una decisione giusta». Poche parole affidate al comunicato Uefa, seguite da centinaia di reazioni di amici e nemici, tutte in linea. Non poteva esserci altra strada. Anche per i russi, primi alleati, «una decisione coraggiosa». Sarà difficile togliere a Mosca il Mondiale 2018 — siamo sinceri, qualche rischio di Guerra fredda ci sarebbe — ma se l’inchiesta va avanti anche in Qatar tranquillissimi non saranno. Mentre gli sponsor accolgono la decisione con favore: per loro è un problema di immagine.

CONTRO OBAMA Fa sorridere che misfatti e cadute dipendano da federazioni senza grande tradizione calcistica. Se fondi e mazzette passano per Cayman e simili, è dagli Usa che arrivano le picconate per Blatter. Ma doveva aspettarselo: il Mondiale 2022 al Qatar, invece che agli Usa col miglior dossier, era stato preso male da Obama che gliel’aveva giurata. Le mazzette in giro per il mondo. Il rapporto Garcia vergognosamente secretato dalla Fifa (che aveva assolto tutti) anche se svelava tutte le miserie delle candidature 2018-22 (anche le perdenti). Infine le investigazioni Fbi, vere e proprie indagini di Stato svolte con una triangolazione evidente: federali, ministero della giustizia e media (il New York Times sa tutto con 24 ore d’anticipo).

PER IL CALCIO «Lascio per il bene del calcio», dice Blatter, mentre la Fifa difende Valcke dalle accuse sul pagamento dei 10 milioni. Ma questo è il giorno più duro per il gran capo, dopo 34 anni (17 da segretario, 17 da presidente) al vertice. E chissà cosa succederà adesso, visto che per l’Fbi «siamo soltanto all’inizio». Ne succederanno di cose, prima del Congresso.

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