Baldini, un dirigente dalle luci all’ombra

Il Messaggero (S.Carina) – Appare e scompare, mimetizzandosi, come il più abile dei camaleonti. Baldini è di nuovo in sella. Probabilmente non era mai sceso ma ora – con Petrachi sospeso (si va verso un contenzioso legale con il club) – è lui a fare il mercato della Roma. Fienga supervisiona, De Sanctis si occuperà dele operazioni minori, il resto sarà nelle sue mani. Pedro, Mkhitaryan, il riscatto di Smalling o la nuova virata su Vertonghen, alla luce dei 25 milioni richiesti dal Manchester United per l’inglese: tutto gira attorno a Franco. Ruolo che il diretto interessato rigetta riducendolo a mera leggenda. Lui è la scusa di chi ha bisogno di un alibi, il capro espiatorio di chiunque fallisca. Inizia come consulente di mercato, poi si trasforma in ds vincente.

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Una volta è un semplice produttore di caffè, un’altra al fianco di Capello con la nazionale inglese dopo averci fatto pace. Poi torna ds, il tempo di chiedersi chi glielo ha fatto fare, accarezzare l’idea della rivoluzione e salutare nuovamente. Va a Marsiglia, in seguito si trasferisce a Londra per riapparire di colpo come consigliere del presidente, tanto da coprire un ruolo nel comitato esecutivo della Roma. Non è però il club a pagarlo bensì Pallotta, quindi l’As Roma SPV LLC. Non conta nulla, fa tutto lui, fa parte di “uno dei centri di potere”, è “Testa grigia”, sceglie gli allenatori perché “incontaminati, estranei al calcio italiano”. Anzi no, non li sceglie, li suggerisce. Meglio se amanti della lettura. E quindi va a cena con Villas Boas, duellando a colpi di citazioni shakespeariane, poi opta per Luis Enrique con il quale ammette di essersi confrontato sull’opera. Il cammino di Santiago’ di Paulo Coelho.

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