Il Messaggero – È tornato. In panchina. E a parlare. Ci è mancato. “Voi no“, dice José Mourinho, sorridendo, da Arnhem, dove oggi la Roma affronterà il Vitesse per l’andata degli ottavi di Conference League. Un ambiente ostile, con i tifosi olandesi incattiviti per i risultati pessimi della loro squadra.
C’è allerta per l’ordine pubblico. E in più, ad accogliere la Roma, un campo “bruttissimo”, come sottolinea lo stesso Special. “E ricordo quando me la prendevo con l’Olimpico: con questo non c’è paragone, non so come si possa fare calcio. Pensiamo che sia solo il primo tempo, a Roma poi giocheremo il secondo. Ma noi vogliamo fare bene già in Olanda“.
Non c’era abituato e gli anni di astinenza cominciano a essere tanti per un plurititolato come lui, che di trofei ne ha alzati 25. Ora vuole il numero 26, con la Roma, in astinenza da tanto più tempo rispetto a lui. José è l’unico allenatore ad aver vinto più volte sia la Coppa dei Campioni/Uefa Champions League che la Coppa Uefa, ora Uefa Europa League, la neonata Conference non è il massimo per uno della sua dimensione.
Ma lui vuole rendere special questa stagione di transizione, vissuta tra la voglia del quarto posto e le ambizioni per un futuro più vincente. La costruzione di una squadra top passa attraverso i successi, anche minimi, questo è il suo credo.
Mou è tornato, battagliero, dopo due settimane di prigione, come ha testimoniato lui stesso con un post su Instagram, ieri, da Trigoria. È tornato ed è pronto a riprendere la vecchia strada della vittoria, che lui conosce alla grande. Niente turnover, basta stravolgere la squadra come a Bodo, la Roma vuole evitare nuove brutte figure, senza concedere alibi.