Aquilani: “Gli infortuni mi hanno tarpato le ali. L’esordio con la Roma uno dei giorni più belli della vita, è la squadra del mio cuore. Spalletti? Ricordi indelebili”

Alberto Aquilani, ex centrocampista della Roma, è il protagonista di Slide Show, format del canale televisivo ufficiale del club giallorosso. Queste le sue parole:

La premiazione dello scudetto giovanissimi nazionali…
Qui il presidente Franco Sensi ci stava premiando per lo scudetto con i giovanissimi nazionali. Un periodo bellissimo, l’allenatore era Alberto De Rossi e vincevamo sempre. Arrivammo in finale anche con gli Allievi Nazionali ma perdemmo. Ero il capitano della squadra e ricevere il trofeo da Sensi fu un’emozione. Lui era molto vicino a tutti, grandi o piccoli trattava tutti allo stesso modo. Ci seguiva sempre, ho un grande ricordo.

Gli anni con la Primavera…
Lì era un po’ diverso. Io e altri 3-4 ci allenavamo spesso con la prima squadra, quindi ho vissuto meno il gruppo. Ci allenavamo in prima squadra e giocavamo con la Primavera, non bene a dire il vero. Ho bei ricordi.

Il ritiro del 2001…
Già ne avevo fatto uno nell’anno precedente. Ero il più piccolo, ero emozionato e ci hanno sempre aiutato tanto. Assunçao mi dava tanti consigli. Entrare nello spogliatoio dei grandi è complicato, hai paura di come muoverti. Io sono un ragazzo timido, non dico che provavo vergogna ma quasi. Ci hanno sempre aiutato e così ho fatto anche io diventando vecchio.

L’esordio…
Uno dei giorni più belli della mia vita, ho esordito con la maglia del mio cuore, Capello mi diede l’opportunità durante un Roma-Torino. Giocai pochi giorni prima in Coppa Italia, con la Triestina, dal primo minuto ma l’esordio in A è un’altra cosa. L’arbitro, quando entrai e mancavano due o tre minuti, mi disse che dovevo stare tranquillo perché finché non avessi toccato una palla non avrebbe fischiato una palla.

La Triestina…
Una tappa molto importante, la prima esperienza fuori casa, la prima volta in un campionato vero. Mi ha aiutato molto a crescere. Qui feci un gol per 4-3 all’ultimo minuto contro il Livorno.

Con De Rossi…
Fu il primo anno dopo la Triestina. Forse l’anno più complicato, l’anno in cui giocai di più.

Rosi…
Un grande amico mio, più giovane di me. Qui stavamo a Trigoria, era casa mia. Conosco ogni mattonella alla perfezione anche se oggi è diversa, è cambiata in meglio. Avere ragazzi come te che coltivano lo stesso sogno ci ha aiutato.

Il primo anno di Spalletti…
Con lui sono cresciuto tanto e siamo stati 5 anni insieme, mi ha insegnato molto. Ho dei buoni ricordi, indelebili, di quegli anni. Lui è un allenatore pazzo, divertente anche, ci faceva ridere e giocavamo un bel calcio, spensierati. Faceva giocare molti giovani e il calcio visto in quegli anni l’ho visto poche volte. Quando è tornato magari ci sono state delle incomprensioni ma in quegli anni ci siamo veramente divertiti.

Il gol al derby…
Esordire in A è bello, giocare in prima squadra è bello ma segnare al derby va oltre. Uno dei ricordi più belli della mia vita, è qualcosa di difficile da spiegare. Non ci sono tante parole. Sono contento e orgoglioso che il mio nome rimanga impresso in un derby, era anche un derby importante. Dopo quel gol non dico che avrei potuto smettere ma quasi. Non ho mai esternato molto le mie emozioni, sono introverso, ma fu un motivo di orgoglio.

La rabona contro il Milan…
La vittoria contro il Milan mi ha dato una consapevolezza importante, ho fatto una grande giocata con la rabona, ma se Totti non avesse segnato sarebbe rimasta fine a sé stessa. È stata una grande emozione, io di puro istinto diedi quel pallone a Mancini che poi crossò per Totti. Il giorno dopo fui convocato in Nazionale, è stata una grande soddisfazione.

Gli infortuni…
Sono stato sfortunato, ne ho avuti diversi soprattutto nei momenti migliori e stavo fuori troppo tempo. Sicuramente mi ha tarpato le ali questa situazione.

La Supercoppa Italia…
A Milano facemmo una grande partita contro l’Inter. Eravamo abituati perché ne vincemmo più di una e quando vinci è sempre un’emozione. Quando vinci un mondiale o una coppa Italia è sempre bello, con la maglia della Roma un valore aggiunto. Eravamo un gran gruppo, ci disse anche male perché ne perdemmo 2 in maniera scandalosa. Ho vinto 2-3 coppe con la maglia della Roma e sono orgoglioso di questo.

Il gol a Palermo…
In quel periodo tiravo bene, mi diceva bene. Ho fatto diversi gol belli, non c’è un gol in particolare che io ricordi, a parte il derby. A Roma non ne ho fatti tantissimi, ho segnato di più a Firenze.

La vittoria a Madrid…
Giocammo una gara strepitosa, il Real era fortissimo, c’erano dei fenomeni. Non feci gol per pochissimo, me la porterò sempre dentro questa partita.

La gara a Catania…
Nel primo tempo eravamo campioni di Italia e se l’Inter non avesse vinto contro il Parma avremmo vinto. Lo scudetto a Roma l’ho sognato tanto ma era difficile, l’Inter era veramente forte, come la Juve attuale. Stavamo sempre lì vicino e infatti spesso arrivavamo in finale di coppa Italia con loro.

La vittoria della Coppa Italia…
Uno dei periodi più belli e importanti, fui anche convocato per l’Europeo.

I genitori…
Sono stati sempre al mio fianco. Mio padre mi ha permesso di diventare quel che sono. C’era un traffico sul raccordo allucinante e lui mi ha sempre accompagnato nonostante vivessimo lontano. Lo devo a loro se sono diventato ciò che sono.

La moglie…
Altro tassello fondamentale. Mi ha sempre dato tanta serietà, mi ha dato 2 figlie stupende. Non ci sono parole per descriverlo. Mia moglie è sempre stata distaccata, ha messo poco bocca, veniva allo stadio mal volentieri, non gliene fregava niente, è un aspetto molto importante perché quando tornavano a casa staccavo completamente dal calcio.

L’Under 21…
Ho giocato con tutte le selezioni giovanili, in questa foto ci sono De Rossi, Chiellini, giocatori con una carriera incredibile. L’Under 21 è come la Primavera, il settore intermedio prima della prima squadra.

Il primo gol in Nazionale…
Contro il Montenegro, ne feci addirittura 2 e vincemmo 2-1. Il massimo. Era un gran momento per me, stavo bene e mi sentivo apprezzato.

Cassano…
Qui spero non mi stesse dando qualche consiglio. Era estroverso, un po’ matto, ma mai banale. Uno dei talenti più cristallini che io abbia visto. Doveva essere matto per fare certe giocate.

Liverpool…
Il passaggio dalla culla materna a un posto dove non ero più tutelato. Venivo da un infortunio importante però ho giocato in una squadra incredibile. In questa foto c’è Gerrard, il centrocampista più forte del mondo in quel periodo. Un grande orgoglio per me.

La Juventus…
Fu una scelta affrettata perché mia moglie era incinta. A Liverpool stavano cambiando le cose. L’allenatore che mi aveva portato lì, Benitez, era andato via e la Juve mi proponeva di tornare in Italia con un’offerta importante. Forse avrei dovuto fare un altro anno in Inghilterra. non è stato facile lasciare Roma, nessuno mi ha cacciato sia chiaro, la mia intenzione era di crescere anche al livello umano. Tornare all’Olimpico è stato molto complicato, quasi preferivo non venire, non ci dormivo la notte. Tutti i miei amici e familiari erano della Roma. Ero comunque un professionista e cercavo di dare il massimo ma non ricordo grandi partite a Roma, tranne una col Milan.

La Fiorentina…
Furono 3 anni incredibili e il merito fu anche di Pizarro. Giocavamo io, lui e Borja Valero e facevamo un bel calcio con Montella. Tre anni belli, città stupenda. Non ero al livello cui ero abituato con Roma, Liverpool e Juve ma mi sono divertito tanto. Porto nel cuore Firenze.

Totti…
Un punto di riferimento per tanti anni. L’idolo da ragazzino, poi un compagno e ora un amico. Ho finito gli aggettivi per lui, era di un altro livello. Vorrei fare l’allenatore e portare avanti le mie idee. Ho avuto la fortuna di essere stato allenato da grandi allenatori.

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