Corriere dello Sport (C.Zucchelli)Romelu Lukaku c’è. Con la testa, con le motivazioni, con la voglia. Anche se la condizione, non giocando da più di tre mesi, non lo sostiene. Ma per la Roma la sua presenza, fisica e mentale, è l’unica vera buona notizia di questo brutto avvio di stagione. In una notte in cui arriva la seconda sconfitta di fila, all’Olimpico arriva anche lui, il gigante dei sogni dei tifosi. Dopo la sosta, poco ma sicuro, Mourinho si affiderà al suo attaccante per risollevare un gruppo apparso scarico come non mai. E lui, Lukaku, è pronto a rispondere presente.

Tocca per la prima volta da romanista il campo dell’Olimpico alle 19.45, un quarto d’ora dopo rispetto al previsto perché la società vuole dare a tutti il tempo di esserci. Lo stadio non è pienissimo, si sentono nitidamente anche i cori non proprio amichevoli dei milanisti, ma l’effetto è di quelli importanti. Scenografici, come piacciono agli americani. Quando lo speaker lo chiama, descrivendolo come “un gigante, un campione“, Lukaku entra a passo spedito dall’ingresso che divide la Sud laterale dalla Monte Mario. Si abbassano le luci, lui corre fino al centro del campo, batte le mani alla gente e la gente le batte a lui. Poi, davanti la Tevere, compaiono fumogeni e fuochi d’artificio giallorossi e uno striscione con scritto Romelu. Lo stadio lo acclama, lui corre sotto la Sud e incita i tifosi. La presentazione dura 10′ scarsi, ma tanto basta ad emozionare i romanisti e la sua numerosa famiglia, mamma compresa, in tribuna.

Divisa della Roma e cappellino scuro in testa, Lukaku era sceso dal pullman con i compagni intorno alle 19.15, nello spogliatoio la sua maglietta era tra quelle di Karsdorp Pellegrini, al momento del riscaldamento era sereno con i non titolari. I romanisti lo hanno riempito di abbracci e cori, i milanisti di fischi perché il passato nerazzurro non si dimentica. Il futuro, invece, è colorato di giallorosso, come evidentemente gli avrà detto anche Pellegrini, con cui Lukaku si è intrattenuto a lungo prima del rientro negli spogliatoi. Quando la partita inizia si accomoda in panchina come se niente fosse e fa il tifo per i compagni.

La gara si mette male, malissimo, e sul 2-0 rossonero inizia a scaldarsi insieme a Bove e Spinazzola. E al minuto 70 Romelu entra, proprio insieme a loro, al posto di El Shaarawy: l’Olimpico lo acclama, nonostante il risultato. E fa bene, visto che dopo un minuto e mezzo il suo destro sfiora la traversa ed è il più pericoloso della Roma. Big Rom ha voglia di incidere, si vede, anche a costo di esagerare quando rischia per recuperare su Okafor: se la cava con il giallo. In attacco si sbraccia, incita i compagni, fa valere la sua personalità, ma i cross che gli arrivano sono tutti rivedibili, per usare un eufemismo. Dovrà lavorarci e in fretta, la squadra. Perché, oltre a Dybala, se c’è uno che nella Roma può fare la differenza è proprio lui.