Il Messaggero – Allegri deluso: “Due punti persi e troppi rischi”

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Non ne vuole sapere Massimiliano Allegri. Per lui il campionato non è ancora chiuso. «Non abbiamo vinto ancora niente, mancano tanti punti e diversi scontri diretti, abbiamo solo fatto un passettino in avanti» ha rilanciato il tecnico livornese, amareggiato per il risultato: «Per settanta minuti i ragazzi mi sono piaciuti, fino a quel momento la squadra ha fatto una bella partita, concedendo zero alla Roma e creando tanto. Poi di colpo abbiamo smesso di giocare. Siamo arrabbiati, perché abbiamo perso due punti. Lo scontro diretto è a favore. Bisogna tornare a vincere fuori casa e gestire meglio le partite. C’è da migliorare». Allegri non riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Abbiamo perso lucidità, rischiando pure di perdere nel finale. Sono dispiaciuto, avevamo lo scudetto in tasca. Dovremo pedalare, questa partita ci servirà per non affrontare con sufficienza le prossime, abbiamo forzato situazioni in cui non dovevamo sul vantaggio, nel finale bisognava giocare con più serenità».

L’APACHE Era scuro in volto Tevez: «Sono arrabbiato, anzi incazzato, negli ultimi venti minuti abbiamo sbagliato tutto, regalando il pareggio. La punizione? Ho preso spunto da Pirlo in allenamento. Lui ha la precedenza, è unico». L’argentino è tornato sulla partita: «Eppure avevamo fatto una bella partita, mostrando un grande carattere. Questo mi è piaciuto molto. Ma una volta in vantaggio e in superiorità numerica non possiamo permetterci certi regali. Lo pensiamo tutti. Siamo una squadra forte, non mi è piaciuta la gestione finale». Duro pure Marchisio: «Mantenere nove punti è ottimo, ma c’è rammarico per il finale. Siamo stati bene in campo, ripartivamo bene, vincevamo e potevamo chiuderla. C’è rammarico. Una grande squadra non può sbagliare certe cose». Come dargli torto?

L’INCONTRO Non solo campo. Anche politica. Un faccia a faccia di un’ora e mezza. Tanto è durata la chiacchierata fra Andrea Agnelli e Carlo Tavecchio nel pomeriggio. Il tempo di una partita di calcio. Non ha vinto nessuno, perché in palio non c’era nulla. Ma hanno parlato di tutto, faccia a faccia, senza spettatori. Si sono confrontati, senza fare un passo indietro. Sarà stata pure una visita di cortesia, ma non è passato inosservato che il numero uno della Juve nel primo pomeriggio si sia recato in via Allegri per incontrare il presidente della Figc. Non è stato un semplice saluto. Che Andrea Agnelli potesse vedere Giovanni Malagò e James Pallotta era logico e prevedibile, in virtù dei rapporti, dei convenevoli e delle alleanze strategiche con i giallorossi in Lega. Che invece potesse recarsi in casa di quello che era e forse è ancora l’oppositore principale a capo del governo del calciomeno. Parlare di pace o di tregua armata sarebbe eccessivo, perché le distanze restano, come la causa milionaria, i ricorsi e la visione antitetica rispetto al progetto del numero uno della Figc. Andrea Agnelli ha chiesto chiarimenti sulla posizione di Lotito e in particolare sulla deroga concessa al patron della Lazio per querelare Iodice, cosa che non è stata data a Marotta, quando è stato insultato proprio da Lotito. Inoltre ha chiesto delucidazioni sulle riforme dei campionati, sul Parma, sull’agenda della Figc e sulla logistica della partita amichevole che la nazionale disputerà il prossimo 31 marzo proprio allo Juventus Stadium contro l’Inghilterra, dove sono esposti gli scudetti 31 e 32 non riconosciuti dalla federazione. Più che la visita sono stati cortesi i toni, perché Agnelli ha sempre e solo chiesto parità di trattamento, fin dai tempi di Calciopoli.

Il Messaggero – L.Pasquaretta

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