Alisson salva la Roma. Giallorossi alle corde: contro l’Atletico soffrono ma reggono

La Gazzetta dello Sport (S.Vernazza) – Sopravvissuta, quasi miracolata. Sull’orlo del precipizio, a penzoloni nel vuoto, la Roma si è aggrappata ai guantoni del suo portiere, Alisson, protagonista assoluto della notte dell’Olimpico. C’è stata fortuna: gli spagnoli hanno colpito due pali con Saul e il bilancio dei tiri in porta provoca imbarazzo, 13 a uno per gli ospiti. C’è stata un po’ di ingiustizia: sullo 0-0 l’arbitro avrebbe dovuto fischiare un rigore ai giallorossi per netto mani di Vietto. Per la Roma una partita di frontiera e di estrema sofferenza. Punto che vale oro. Se non perdi una gara del genere, molto può diventare possibile, a patto di capire che la Champions, rispetto alla Serie A, è un’altra galassia.

CONTRADDIZIONEL’Atletico Madrid era il peggior avversario che potesse capitare alla Roma, per certi versi sarebbe stato meglio vedersela con gli extraterrestri del Real, perché la mente sarebbe stata più sgombra e ci si sarebbe mossi con più leggerezza. L’Atletico applica codici consolidati, è squadra infida, che poco concede e molto punisce con ripartenze così veloci che neppure ti accorgi di subirle. La Roma sta imparando l’alfabeto di Di Francesco, ma ieri sera i giallorossi hanno declinato a malapena un paio di lettere del nuovo verbo. Se ne è avuta conferma intorno al 20’ della ripresa, nel momento di maggior pressione dell’Atletico, quando i biancorossi, in realtà vestiti di giallo sgargiante, sembravano sul punto di sfondare e dilagare. Questione di minuti, di attimi, il muro sarebbe venuto giù e la Roma si sarebbe ritrovata già sul fondo del suo gruppo, come un Qarabag qualsiasi. A un passo dalla resa, Eusebio Di Francesco si è levato di dosso in via definitiva l’etichetta di zemaniano. Ha tolto l’attaccante Defrel e inserito il difensore Fazio, è passato dal 4- 3-3 tendenza 4-5-1 a un 5-3-1-1 di estrema conservazione. Contraddizioni tecnico-tattiche: il difensivista Simeone, perché così il Cholo viene disegnato, ha ordinato ai suoi di attaccare per tutto il secondo tempo e ha costretto Di Francesco ad abiurare il suo credo offensivista. L’allenatore ex zemaniano non deve provare né scandalo né vergogna, legittima la scelta di proteggere lo 0-0. Il masochismo non paga, meglio un po’ di incoerenza che una sconfitta sicura e la qualificazione già compromessa. Col 5-3-1-1 la Roma ha respirato, ha ripreso un po’ di colore. Alisson ha continuato a parare l’imparabile e così la Roma l’ha sfangata. Questo portiere brasiliano ha quasi spento le recriminazioni per la partenza di Szczesny, del polacco si rimpiange soltanto la capacità di giocare coi piedi che Alisson, in spregio alle sue origini sudamericane, non possiede.

DIVARICAZIONI – E’ stato per lunghi tratti un match a sviluppo esterno. L’Atletico è partito forte a sinistra con la catena Filipe Luis-Koke. Visto che Defrel e Bruno Peres non ce la facevano a contenerli, Di Francesco nel giro di pochi minuti ha invertito gli interni: Strootman è passato a sinistra e Nainggolan sul centro-destra. Il belga ha rattoppato tanti buchi, ha costretto Filipe Luis ad abbassare un po’ la cresta. Sull’altro versante, fuochi d’artificio tra le coppie Kolarov-Perotti e Juanfran-Saul. Giusta l’intuizione di abbassare De Rossi fin quasi sulla linea dei centrali per contenere le fregole del biondo Griezmann e di Vietto. L’Atletico ha costruito migliori e più abbondanti occasioni, Saul ha scheggiato il primo dei suoi due pali di giornata. Dzeko però ha avuto una grande palla-gol e l’ha devoluta alla Curva Sud, Nainggolan ha impegnato Oblak con quello che sarebbe diventato l’unico tiro giallorosso nello specchio, una specie di reperto archeologico. Il possesso palla del primo tempo è stato romanista, seppure di poco, 52,5% a 47,5%. Nel primo tempo c’è stato relativo equilibrio e riguardando in tv il mani di Vietto si poteva rimpiangere qualcosa. All’intervallo ha preso forma la grande divaricazione, nella ripresa non c’è stato confronto.Dittatura dell’Atletico, Roma in totale soggezione tattica e con condizione calante. Viva lo 0-0, anche se il dopo-partita è stato tossico: Dzeko contro Di Francesco, urge rapido chiarimento.

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