Alisson: «Devo molto a Taffarel ed a Savorani. Seguo la dieta di Messi, ma a volte mi concedo qualche birra»

Alisson Becker, portiere della Roma e della Nazionale brasiliana, ha parlato dal ritiro della Nazionale verdeoro ai microfoni del quotidiano La Repubblica. Ecco uno stralcio delle sue parole:

Giocare con i piedi, non è mai stato un problema per i brasiliani…
«La nostra tradizione è quella. Ma l’Europa da noi in passato ha sempre cercato attaccanti e numeri dieci. Se giocavi in porta voleva dire che eri un asino a pallone. Si cercavano fisici massici e potenti. Era un ruolo da rifugiato, vivevi la pubblica condanna di essere uno scarto. Il maledetto retaggio di Barbosa che nel ’50 si fece sorprendere dall’Uruguay e che la scontò per tutta la vita. Non è più così: lo hanno dimostrato Taffarel, Dida, Julio Cesar. Ora sono nate le accademie per i portieri. E ci siamo io e Ederson».

Lei si allena anche sulla terrazza di casa…
«Sì, mi sono fatto una palestra. Curo il mio fisico, sono a dieta. Anch’io mi sono fatto consigliare dal nutrizionista di Messi. Bevo mate, infuso caldo, ma mi concedo anche qualche birra».

A chi deve la sua evoluzione?
«A Taffarel, allenatore dei portieri del Brasile, che stimo molto come uomo e al preparatore Marco Savorani, che nella Roma ha finalizzato le mie caratteristiche. Si è messo dietro la porta e mi ha dato i consigli. Un conto è lavorare con i piedi, un altro è mettersi a disposizione delle necessità della squadra. Indirizzare i tiri dove serve».

Usa già i nuovi guanti…
«Sì, mi piacciono e mi aiutano. È giusto così. Parafrasando: i guanti sono i migliori amici dei portieri».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti