Alberto De Rossi: “Mi piacerebbe che i giocatori della Prima Squadra si allenassero con noi anche quando stanno bene”

Alberto De Rossi, allenatore della Roma Primavera, ha rilasciato alcune dichiarazioni al sito asroma.com sul del rientro di Kevin Strootman, che si è allenato con lui durante il suo percorso di riabilitazione. Queste le sue parole:

Quando si allenava con noi, Strootman chiese con veemenza ai miei calciatori di farsi sentire sul campo, voleva il contatto: in una seduta di allenamento si mise a urlare e quello fu un momento che rimarrà sempre impresso nella mente dei miei calciatori. Un attestato di professionalità incredibile. Vorrei una cosa: vorrei che ogni tanto un professionista della Prima Squadra venisse ad allenarsi con noi, non solo dopo un infortunio, ma anche quando sta bene: sarebbe un momento di crescita incredibile. Sarebbe bello anche avere Spalletti per un allenamento, farebbe bene a tutti i ragazzi della rosa“.

Queste altre dichiarazioni del tecnico sullo scudetto Primavera:

A novembre 2015 sembrava che le certezze che avevamo sulla nostra squadra si stessero sgretolando, dopo le sconfitte consecutive con Pescara e Palermo. Ma in realtà quelle sono situazioni che si ripetono sempre nella vita di una squadra. Dovevamo voltar pagina per iniziare il 2016 nel migliore dei modi. Quando si perde una partita bisogna portare tranquillità, equilibrio. Servono fiducia, serenità e tranquillità nel gruppo. Solo così si riesce a vincereAvevo la sensazione di vincerlo, una sensazione che non mi ha mai abbandonato per tutte le fasi finali. Soprattutto nei momenti più drammatici che abbiamo attraversato. Due sono stati emblematici. In semifinale subiamo un calcio di rigore all’ultimo secondo dall’Inter che pareggia 1-1, dopo qualche minuto battiamo noi il calcio d’inizio del primo tempo supplementare, l’Inter ci ruba palla e segna il 2-1. E poi quello della finale: Marchizza, il nostro rigorista che non aveva fallito un solo tiro dal dischetto in tutta la stagione, sbaglia il penalty decisivo. Beh, in entrambe le occasioni, non so per quale motivo, ero comunque convinto di vincere: dentro di me avevo una tranquillità che non mi ha mai abbandonato. Non so spiegarla, ma alla fine, per fortuna, è andata così. Prima di una finale bisogna avere una grande sensibilità nel fare il discorso alla squadra. Come succede con i grandi, troppa responsabilità fa male, ma poca porta comunque a effetti negativi. Serve equilibrio, consapevolezza dei propri mezzi e far rivedere ai ragazzi le immagini della stagione, per dar loro certezze. Devono capire perché sono arrivati fino a quel punto. Poi è necessario passar loro un messaggio: tutte le squadre che sono lì sono forti, sono le più forti. Qui si vince solo in una maniera: fare gruppo e sostenere il compagno. Il 2016 da questo punto di vista è stato un anno ricco di soddisfazioni. Verso la fine del 2015 c’era stato già l’esordio di Soleri e l’exploit di Sadiq. Poi, a Chievo-Roma, è arrivato l’esordio di Di Livio e Tumminello, mentre nella stagione in corso Spalletti ha lanciato in campo anche Marchizza. La partita di Verona fu un’emozione dietro l’altra. In quei casi l’allenatore di un settore giovanile osserva ogni dettaglio, è un tumulto interiore, speri che il giovane non faccia un errore, vivi la partita da tifoso della Roma e da tifoso del ragazzo. A fine gara, poi, arriva la soddisfazione professionale, se il ragazzo è arrivato là sei contento di aver risposto positivamente a quello che la Società crede: formare giocatori per la prima squadra. Quando un giocatore fa il suo esordio per noi è davvero tanta roba, per tutti gli allenatori che hanno accompagnato quel ragazzo nel suo percorso nelle giovanili“.

Infine un commento su Rudiger:

Strootman, Rudiger e Mario Rui hanno trasmesso ai ragazzi grande professionalità, si sono comportati come giocatori della Primavera, con umiltà, ma in campo si notava la presenza di un professionista. Per i ragazzi è fondamentale e formativo vedere certe cose“.

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