Corriere dello Sport (I. Zazzaroni) – Allenatori tormentati, panchine tristemente instabili e nobili teste da tagliare. A poco più di un mese dalla fine di un campionato troppo simile al precedente (siamo passati dal dominio incontrastato del Napoli di Spalletti a quello dell’Inter di Inzaghi) il Paese che in momenti diversi è riuscito a dare del bollito, del superato o dell’impreparato a Ranieri, Ancelotti, Mourinho, Allegri, Sarri, Inzaghi e Pioli.
Di Mourinho (ma anche di Sarri) potrei parlare per ore specie in un momento in cui la Roma allenata da De Rossi sta facendo non bene, ma benissimo. Il calcio pratico dello Special ha portato a due finali europee di fila, un’altra l’aveva disputata e vinta con lo United (Euroleague 2017) e una quarta – tutta inglese, 2021 – gli era stata negata dal proprietario del Tottenham al quale, prima dell’atto conclusivo, José non si piegò. Ricordo che esattamente un anno fa la Roma era terza, poi si ruppero Smalling e Dybala e Mou non vide altro che Budapest. Un suo collaboratore tempo fa mi disse che “quando lui arriva ai quarti di una coppa lo vedi cambiare, sente solo la finale”.