È la Nazionale con il trolley in mano Un piccolo record gli emigranti del c.t.

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Corriere della Sera (P. Tomaselli) – La valigia, anzi il trolley, è quasi sempre di una nota maison francese. Nelle cuffie non c’è Toto Cutugno che canta l’italiano vero, ma gli stipendi sono molto buoni e la macchinetta per il caffè ormai te la porti da casa. L’Italia è sempre più la Nazionale degli emigranti di lusso: nove convocati (poi Giovinco si è fatto male), con cinque potenziali titolari stasera, rappresentano un piccolo record e sono il segno dei tempi, perché il mercato è più ampio e il nostro campionato non è da un pezzo al centro dell’impero. Da Verratti a Pirlo, da Darmian a Pellé e Criscito, fino ai panchinari (qui e nei club) Sirigu, El Shaarawy e Immobile. Il catalogo dell’export è questo. E non serve solo a gonfiare l’Iban, ma anche l’autostima, l’esperienza internazionale e la competitività degli azzurri. Gli uomini simbolo di questa crescita del made in Italy sono Marco Verratti e Matteo Darmian. Il primo ha preso l’ascensore per la Tour Eiffel direttamente dalla serie B: dal Pescara al Psg dove è titolare fisso («ed è cresciuto molto» come ha sottolineato Conte). Il terzino dell’oratorio di Rescaldina invece adesso fa il pendolare sulla fascia dell’Old Trafford: dal Torino a Manchester United, dopo l’inizio nelle giovanili del Milan, dove si è solo affacciato alla prima squadra.
Non è una fuga di cervelli, semmai di tacchetti, ma nessuna squadra italiana sarebbe arrivata ad offrire 12 milioni al Pescara per Verratti (con relativo ingaggio, ora a 4 milioni l’anno) e 20 milioni per Darmian: più che colpa della nostra conclamata esterofilia è merito della qualità del prodotto italiano che tira ancora. Anche quando è stagionato come Andrea Pirlo, finito al New York City: nella la sfida tra ex juventini con Giovinco (Toronto) è più facile vedere qualche tocco di classe, magari su punizione, che in certe partite di serie A. Ma il prezzo pagato per ottenere questo privilegio è fuori mercato: 5 milioni di ingaggio annuale a Pirlo, 6 a Giovinco sono la classica «scelta di vita».
Quella che ogni tanto rischia di lasciarti fuori dal giro, come nel caso di Domenico Criscito, dal 2011 allo Zenit San Pietroburgo e di ritorno in azzurro. L’ex genoano sperava di tornare in Italia, ma giocherà pur sempre la Champions da capitano. Non sarà così per El Shaarawy, che ha lasciato il Milan per il Monaco, eliminato dal Valencia ai preliminari. E nemmeno per Salvatore Sirigu, secondo portiere che rischia di perdere l’azzurro dopo essere stato scalzato al Psg dal tedesco Trapp e da una cospirazione dei difensori brasiliani. «Ma per lui possiamo aspettare fino a gennaio — sottolinea Conte — intanto spero si riconquisti il posto».
Che dire allora di Ciro Immobile, salutato in tutta fretta dal Borussia Dortmund dov’era arrivato da capocannoniere della serie A col Torino? L’avventura al Siviglia, avversario della Juve in Champions, non è iniziata da titolare. E il posto da centravanti nell’era Conte adesso se l’è preso Graziano Pellé: pagato 6.5 milioni dall’Az Alkmaar nel 2007, voluto da Louis Van Gaal. A parte sei mesi (deludenti) tra Parma e Sampdoria, Pellé è diventato grande all’estero: l’anno scorso il Southampton lo ha preso (per 11 milioni) dal Feyenoord, richiesto in quel caso dal tecnico Koeman. Nel campionato più ricco del mondo, l’ex under 21 ha fatto 12 gol al primo tentativo e già 2 in 4 partite in questa stagione. La manovra di aggiramento è stata piuttosto larga, ma a 29 anni Pellé si è preso la maglia azzurra. E ora vuole tenersela, col piglio del padrone. Che è tornato alla periferia dell’impero.

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