Antonio Di Carlo: “Dzeko non è un top ma ha grosse qualità. De Rossi, come Totti, finirà la carriera alla Roma. Per la curva Sud si usano due pesi e due misure, negli altri stadi questa normativa non è applicata. Gli americani sono qui per fare affari” – VIDEO

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Pagine Romaniste (Y.Oggiano) – Antonio Di Carlo, ex giocatore della Roma, è stato intervistato da La Signora in Giallorosso e ha parlato anche di Dzeko e della proprietà americana. Queste le sue parole:

Come è nata la passione per la ristorazione?
Di solito quando uno smette di giocare a calcio e non è capace a fare nulla o apre un bar o un ristorante, questa è stata la motivazione, giusto per fare qualcosa. Alla fine ho fatto abbastanza bene, ho visto che mi riesce e ho continuato.

A quale piatto assomiglia la Roma di Spalletti?
A uno spaghetto allo scoglio, un misto di pesce.

Dzeko molto criticato lo scorso anno, Spalletti lo ha rigenerato. Tu che opinione hai?
E’ un buon giocatore, non è un top ma è un buon giocatore. Ha grosse qualità, forse gli manca un po’ di cattiveria per diventare un big del calcio internazionale però qui in Italia può fare la differenza.

Da contratto è l’ultimo anno di Totti come potrebbe esserlo anche per De Rossi. Che momento sarà per la squadra e per l’ambiente romanista?
De Rossi farà la fine di Francesco e finirà la carriera a Roma. Finito Francesco e Danielino De Rossi non è il calcio romano ma proprio il calcio italiano che è finito.

Stadio vuoto e Curva ancora in protesta…
Si usano due misure, negli altri stadi questa normativa non viene applicata e non vedo perché deve esserlo qui a Roma. E’ un peccato vedere lo stadio vuoto soprattutto quello della Roma che era sempre pieno anche nelle amichevoli e nella Coppa Italia che vedevi sempre 45-50 mila allo stadio. Vai adesso ed è desolazione. Non è soltanto colpa della barriere o altro, è anche colpa delle tv, è finita quella passione per le squadre. Le nuove generazioni crescono senza amore per la squadra.

Il caso Icardi-Curva Inter. Com’era il rapporto con i tuoi tifosi?
C’era più vicinanza con la squadra, i tifosi venivano a Trigoria, in ritiro. Ci si conosceva, adesso è diverso, c’è molta distanza tra squadra e tifoseria. Il caso Icardi era già scoppiato anni fa, io se ero un giocatore facevo fatica a giocare con lui.

Pallotta molto criticato…
Gli americani sono qui per fare affari.

Differente dal tuo presidente Viola?
Erano altri tempi, si faceva il presidente con pochi soldi, non c’era bisogno di essere multinazionali, ora vengono cinesi, americani in Italia a investire, evidentemente hanno in mente un ritorno economico, di business. Per Pallotta e per gli americani penso che sia lo stadio, ed è giusto che sia così.

C’è qualche assonanza tra Pallotta e Viola?
Non lo conosco, il presidente Viola è inimitabile.

Il ricordo più bello?
Ce ne sono tanti. Noi ci vediamo ancora con i figli del presidente. Quando sono andato via dalla Roma mi ha detto “Tu un giorno tornerai”, alla presentazione della squadra quando sono tornato mi ha detto “Te l’avevo promesso”.

Tornando al campo, il derby, ti hai segnato. Abbiamo visto Balzaretti piangere, Totti farsi un selfie correre sotto la Sud, Florenzi impazzire. Cosa si prova veramente segnare in un derby?
E’ il sogno di ogni ragazzo romano che nasce e cresce romanista. Quando sei piccolino vai a letto e sogni di fare gol al derby. E’ il sogno di una vita romanista.

Dove può arrivare questa Roma?
La Roma sta buttando le basi per fare una grossa squadra. Sono anni che è tra il secondo e il terzo posto con una Juve quasi imbattibile quindi penso che stia facendo veramente molto bene.

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