Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – Zaniolo è deciso, diretto. “Stavolta non ci sto. Quando ho fatto delle sciocchezze, come con l’arbitro l’ultima volta all’Olimpico, mi sono sempre assunto le mie responsabilità accettando la punizione, la squalifica, ma in questo caso non posso passare per quello che scatena le risse e mette le mani addosso a un ragazzino”. Giusto tre anni e tre giorni fa Nicolò era il viceré di Roma. A Trigoria, dopo 14 anni, era stata riaperta la bacheca con la vittoria della Conference League grazie a un suo gol. Era il 25 maggio 2022, sembra passata una vita. A maggior ragione ora che Zaniolo è di nuovo in copertina per la rissa di lunedì sera al Viola Park subito dopo la semifi nale scudetto tra Roma e Fiorentina.
Il parapiglia c’è effettivamente stato, sono volate parole grosse, le società hanno dato la rispettiva versione dei fatti attraverso due comunicati e ieri sono arrivate, via Instagram, le scuse di Nicolò. Che assicura: “So di aver reagito male e me ne assumo la responsabilità. Voglio essere molto schietto: dovevo fare pipì e il primo bagno che ho trovato era quello dello spogliatoio della Roma, ho chiesto il permesso di entrare e me l’hanno concesso con un sorriso. “Ma che, devi anche chiederlo?”. Incrociando i ragazzi ho dato loro il cinque dicendo bravi. Uscito dal bagno, uno di questi ragazzi a voce alta mi ha provocato e quando gli ho chiesto se era proprio a me che si riferiva mi si è avvicinato. Ho perso la calma ma non l’ho colpito. È un errore che mi pesa, soprattutto perché so di dover essere un esempio per i più giovani. Ci tengo però a precisare che i fatti sono ben lontani da quanto ricostruito e che da parte mia, oltre ad una discussione verbale, non c’è stato alcun comportamento aggressivo”.
Prosegue Zaniolo: “Sono volate parole grosse con un ragazzo della Roma? Sì. Lui mi ha provocato? Sì. Potevo evitare di andare in bagno nel loro spogliatoio? Ho chiesto il permesso. Non ho mai alzato le mani, non ci sono stati schiaffi, né tantomeno pugni. Ripeto, quando sbaglio me ne assumo la responsabilità ma stavolta no. E visto che ho la coscienza pulita non ho problemi a parlare con la procura federale o con il ragazzo in questione a cui ho messo solo una mano sulla spalla perché i toni erano poco simpatici”.
“Quello che ho trovato totalmente fuori luogo è il comportamento di alcuni adulti che sono passati dalla richiesta dell’autografo all’offesa. Ho ricevuto anche una tacchettata nel polpaccio. Ciò che fa più male è la mancanza di rispetto nei confronti di un collega che ha più anni del ragazzo che ha dimostrato di non gradire la mia presenza nello spogliatoio, forse eleggendosi a difensore della Roma, quando non ce n’era affatto bisogno. Se mi chiamerà il procuratore federale andrò di persona. Ho quasi ventisei anni, sono cambiato, quello Zaniolo non esiste più, all’Atalanta lo sanno perfettamente. Forse anni fa la rissa ci sarebbe stata veramente, ma si cresce, grazie a Dio. Oggi sono anche capace di farmi rispettare con le parole”.