Var ed eventuali. L’errore in Roma-Inter riapre la polemica: così a cosa serve?

Chi ha paura del Var? Non i tifosi, che speravano di essersi liberati per sempre dall’incubo del sopruso; non i club, che immaginavano di non dover più stilare “dossier sui torti subiti”; non i giocatori, ben felici di non rischiare di perdere partite per le sviste dei fischietti. Restano gli arbitri, che hanno però sempre incensato l’introduzione della tecnologia. Eppure nel secondo anno della Var la Serie A registra polemiche d’altri tempi. Come quella scatenata dall’errore in Roma-Inter, lo sgambetto in piena area di D’Ambrosio su Zaniolo non visto in campo da Rocchi e, davanti al monitor, incredibilmente ignorato dal Var Fabbri e dal suo aiuto Valeriani. Il giorno-dopo la frittata il presidente dell’Aia Nicchi non va per il sottile: «Non riesco a capire come si sia potuto fare un errore del genere, è stato un errore inconcepibile. Se ne occuperà il designatore (Rizzoli, ndr), ma ora voltiamo pagina cercando di far meglio per il bene del calcio. C’è da dire anche che la sfortuna è sempre dietro l’angolo». Come riporta Leggo, rispetto all’anno scorso la Var deve essere consultato in caso “di errore chiaro ed evidente” mentre la stagione scorsa doveva essere solo “chiaro”. Era impossibile che il fallo su Zaniolo fosse stato valutato “non evidente”. Così la Var non serve.

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