Vallone (scouting Roma): “La struttura di scout conta 9 persone, ed ognuna guarda 600 partite l’anno. Monchi? Organizza tutto lui”

Francesco Vallone, capo scouting della Roma, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni dell’agenzia di stampa francese AFP. Nel dettaglio, Vallone spiega la meticolosità del lavoro del ds Monchi ed il metodo da lui seguito. Le sue parole:

Come è organizzata la catena decisionale nel reclutamento della Roma? Dove interviene l’allenatore?
Il reparto di scouting dipende direttamente ed esclusivamente dal direttore sportivo. È lui che è in contatto con l’allenatore, è lui che deve capire le sue esigenze e che fa da collante tra le sue richieste e la situazione del mercato. Il ds prova a fornire all’allenatore il maggior numero di informazioni. Ovviamente il mister è più concentrato sulla sua squadra e sul suo lavoro rispetto a ciò che sta accadendo nel calcio internazionale. La direzione sportiva quindi è coinvolta nelle logiche del gioco che l’allenatore desidera. Ma il tecnico allena, il direttore sportivo sceglie i giocatori da allenare.

Quante persone lavorano nello scouting a Roma e quali sono i loro profili?
Prima di tutto c’è il direttore sportivo Monchi, che supervisiona e organizza tutte le fasi di sviluppo della catena di scouting. Desidera avere un rapporto diretto con gli scout e ha con loro una relazione costante, su base regolare, settimanale o mensile per alcuni, attraverso un confronto diretto, via telefono o via email. Ad oggi la struttura ha nove persone più un coordinatore per la prima squadra. Per le squadre giovanili abbiamo due coordinatori e uno scout per ogni regione seguita.

In termini concreti, come viene organizzata la ricerca dei giocatori?
Esiste una selezione molto ampia che viene fatta a monte, che fornisce una copertura di una grande quantità di campionati e competizioni, dalla prima alla quarta divisione. Oltre al monitoraggio giornaliero eseguito dalla nostra cellula, abbiamo delle segnalazioni che ci arrivano da tutte le parti. A partire da questa selezione, poi ci sono diversi passaggi di filtraggio: le caratteristiche tecniche, il prezzo e tutto ciò che può essere utilizzato per identificare con precisione un obiettivo.

Qual è il plusvalore di uno come Monchi, che ha la reputazione di essere uno dei migliori nel suo campo?
La personalità, la chiarezza del suo spirito e l’assoluta precisione delle sue richieste. Il fatto che abbia una metodologia molto precisa, con obiettivi chiaramente identificati, sia nel tempo che nelle aree geografiche. Questo ci permette di sapere costantemente a che punto siamo, quindi è possibile sapere quando accelerare o quando allentare la pressione sugli scout e sull’intera organizzazione.

Quante partite deve seguire uno scout ogni anno?
Non possiamo dare una risposta molto precisa. Sappiamo solo che fino a una certa soglia di partite guardate ogni giorno, possiamo mantenere un altissimo livello di attenzione su molti dettagli. Al di là di quella soglia, inevitabilmente l’attenzione si abbassa. Sappiamo anche che alternare gare allo stadio e partite in video ci permette di mantenere l’attenzione più elevata su un lungo periodo. Ma, in generale, possiamo stimare che la media per un scout è superiore alle 600 partite viste all’anno. Questo non significa che sarà in grado di valutare con precisione 15.000 giocatori. Ciò che fa la differenza è quello che è in grado di memorizzare.

In che modo i software per computer, video o i dati hanno cambiato il mestiere dello scouting negli ultimi anni?
Hanno cambiato il rapporto con il tempo. Oggi tutti questi sistemi permettono a tutti di guardare in tutto il mondo. Questo aumenta la concorrenza ed è per questo che devi avere la migliore organizzazione per arrivare prima. D’altronde, come in tutti i campi, è il know-how che fa la differenza tra i club.

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