La Gazzetta dello Sport – Roma, vedi? Stramaccioni ti vuole ancora bene

Udinese Calcio v AS Roma - Serie A

Li ha martellati tutta la settimana. Ipse dixit. «Lo ripetevo a Piris, se marchi l’Apache puoi marcare tutti. E a Thereau ricordo sempre che può fare il trequartista». Li ha martellati tanto che è finito martellato pure lui.«Prima della partita mia mamma mi ha detto, “Tesoro mio copriti”. Ovviamente pensava al freddo, ma io ero così concentrato che ho risposto, “No mamma, giochiamo con tre punte”. Per dire, questo è il clima che si deve respirare nell’Udinese. Il calcio moderno prevede l’intelligenza tattica di un gruppo». Andrea Stramaccioni non è un allenatore fra tanti. È come i ragazzi dell’era del tablet paragonati alla generazione precedente; ha un suo linguaggio supertecnico, sincopato, sintetico. Superveloce quanto lui, bimbo prodigio sulla panchina dell’Inter ridimensionato dalle difficoltà di un club duro da governare.

MATURAZIONE Ora Stramaccioni matura a Udine. Poteva ritrovarsi travolto da un inizio fulminante seguito da un periodo di crisi (una vittoria in undici partite). Invece ha resistito, la sua Udinese si sta consolidando, quelli che arricciavano il naso si stanno ricredendo. «Sono orgoglioso di aver attirato l’attenzione della famiglia Pozzo: organizzazione e progettualità sono nel dna dell’Udinese, e se sono stato scelto dopo un maestro come Guidolin significa che il mio lavoro è apprezzato. Vorrei una squadra con un’identità simile a quella che ha lottato contro la Juventus, vorrei quasi un 3-4-3 con una mentalità giusta e molto coraggio. Se questa volta il pareggio che abbiamo ottenuto fa rumore è perché lo abbiamo ottenuto giocando, e fino alla grande occasione di Tevez avevamo avuto palle gol più nette noi. Chi aveva ottenuto punti contro la Juve magari lo aveva fatto difendendosi e puntando su qualche contropiede, noi invece non siamo stati rintanati».
CASI Anche Allegri ha fatto i complimenti a Stramaccioni per come ha preparato la partita. Da romanista, ha fatto un piccolo fare alla «sua» Roma. Dopo aver battuto altre grandi, Stramaccioni voleva prendersi il palcoscenico contro i campioni d’Italia, e non soltanto perché all’andata a Torino la sua squadra aveva giocato probabilmente la peggiore partita. Occasione dolorosa per lui, primo tecnico capace di vincere allo Stadium (novembre 2012, Juventus-Inter 1-3), che era stato però capace anche di sfilare lo scudetto ad Allegri consegnandolo di fatto alla Juve di Conte (Inter-Milan 1-0, maggio dello stesso anno). Alla Juventus insomma Stramaccioni ha dato e ha tolto, stavolta è riuscito a bloccarla, e anche se il danno in classifica è minimo per i bianconeri la soddisfazione resta. «Questo pareggio ci dà la consapevolezza che serve ai miei giocatori». Orgoglioso per non essersi barricato in area, Strama comunque si è coperto più di Allegri: piumone contro cappottino. Perché la mamma è sempre la mamma, anche per un allenatore moderno e social.

La Gazzetta dello Sport – A. Bocci

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