Troppo brutta per essere vera

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Il Tempo (T.Carmellini) – Finisce tra i fischi: inevitabilmente. Perché non puoi giocare venti minuti su novanta e poi uscire indenne da un Olimpico che di vedere questa Roma non ne può più. Un punto non cambia nulla per una squadra in preda a una crisi d’identità mai vista prima: salva probabilmente la panchina a Mihajlovic arrivato nella Capitale con l’acqua alla gola. Per la Roma questo pareggio invece rischia di allungare un’agonia dalla quale è difficile capire come uscire. Gioca un buon avvio, va di nuovo in vantaggio, fallisce suo malgrado il colpo del ko, ma poi si fa recuperare e rinuncia a giocare la ripresa: è accaduto di nuovo.

PARTENZA COL BOTTO – Pronti via e il solito Sadiq, al quale sembra riuscire tutto, rischia di fare il tris. Il cronometro segna ventiquattro secondi, ma stavolta il giovane nigeriano non è fortunato. Garcia non però deve aspettare molto per sbloccare la gara: ci pensa dopo quattro minuti Rudiger al suo primo gol in giallorosso sulla bella punizione di Pjanic. Il tedesco continua il processo di crescita e inizia anche a ritrovare il gol: quello di ieri è il decimo in carriera (quindicesimo giallorosso in rete quest’anno).

Poi Donnarumma si riprende la ribalta scippatagli fin qui dall’ottimo inizio di Sadiq, ricordando che di anni lui ne ha addirittura due di meno: riflesso fenomenale sul colpo di testa ravvicinato ancora di Rudiger che avrebbe probabilmente cambiato tutto… forse.

IL MILAN ALZA LA TESTA – Ma il copione giallorosso è noto e dopo essere andati vicina al gol del raddoppio la squadra di Garcia si ferma: dieci minuti di bambola collettiva nel quale i rossoneri ci vanno vicino un paio di volte, ma comunque prendono metri sul campo. Prima dei due fischi di Orsato però la Roma sembra ritrovare la testa e chiude in avanti. Ma è un’illusione, perché la ripresa è ancora black-out e quanto visto a metà del primo tempo era stato solo il prologo di quello che addrà da qui in avanti. La Roma praticamente non rientra in campo, i giocatori sono letteralmente terrorizzati di toccare il pallone: salta tutto, schemi, movimenti e soprattutto la testa dei romanisti che arrivano sempre secondi sul pallone. Sbagliano anche i passaggi più banali, nessuno è in grado di prendersi una responsabilità e il disastro al quale si assiste è una cooperazione collettiva della squadra. Un gruppo incapace di abbozzare una reazione e che incassa dopo cinque minuti il puntuale gol del pareggio: lo firma Kucka sul quale Florenzi non difende come dovrebbe (strano no!?).

I ROSSONERI GRAZIANO – I venti minuti successivi sono un vero e proprio martirio per il popolo romanista che aveva dato fiducia alla squadra: niente da fare, il nulla assoluto. Prima Bacca sbaglia una cosa facile da due passi, poi Kucka grazia Szczesny, quindi la traversa ancora di Bacca conclama la resa giallorossa. Come se non bastasse si ferma Manolas (problema muscolare) e rientra Castan prima della mossa della disperazione di Garcia che rimette, 105 giorni dopo, capitan Totti in cerca di un guizzo: che non arriva, ma almeno sale il livello di personalità.

Il capitano non riesce a cambiare la gara, perché per questa Roma servirebbe più che un fenomeno, uno stregone. Squadra allungata a dismisura, tutti scollati e gli unici allunghi in attacco sono relegati a guizzi personali: infruttuosi.

SOLUZIONE LONTANA – Il problema, oltre al punto inutile, è capire come uscirne: la Roma non sembra più essere una squadra e forse la società dovrebbe rivedere le sue posizioni su un tecnico che sembra aver perso totalmente il controllo. Anche se dopo quanto visto ieri sera all’Olimpico, sarebbe riduttivo pensare che la soluzione possa essere «solo» questa. Ma qualcosa va fatto, perché giugno è lontano e l’acqua che si può ancora imbarcare è tanta: troppa. Così non si va da nessuna parte.

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