Tre Fontane, riapre la vecchia casa. Nela: «Col pubblico ti alleni meglio»

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Corriere della Sera (L.Valdiserri) – L’antipasto al Tre Fontane è andato bene: Roma under 15 batte Ascoli 3-0. Ora si aspetta il piatto forte: la partita di Youth League che vedrà la Roma Primavera contro gli irlandesi del Cork City, domani alle 15. Si parte dalla vittoria per 3-1 nella gara di andata, che ha avvicinato di molto la qualificazione al prossimo turno, ma c’è comunque un ottimo motivo per andare a vedere la gara: la Roma si riprende un pezzo della sua storia. Il recupero del Tre Fontane, infatti, è un segnale di speranza per il futuro e di attenzione a quel rapporto tifoseria-squadra che va reso più stretto. Il Tre Fontane ha affrontato passaggi tempestosi, tra ricorsi al Tar e Consiglio di Stato. Costruito nel 1960 per i Giochi olimpici di Roma è diventato il campo di allenamento per la prima squadra fino alla costruzione del centro sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria. Il progetto di recupero e di rilancio dell’area è stato avviato dall’Associazione Temporanea d’Imprese guidata da Ugo Pambianchi, coinvolgendo la Polisportiva Dabliu, la Nuova Rugby Roma e la All Volley. La Roma ne ha, in pratica, preso una parte in subaffitto. I lavori di ristrutturazione permetteranno di prolungare la concessione e dare continuità al progetto.

I campi da gioco sono tre: due per il rugby e uno per il calcio, in erba naturale, con due tribune da 1.500 posti ciascuna, addirittura aumentabili con una tribuna mobile. Il Tre Fontane diventerà la casa della Primavera giallorossa, delle partite delle Legends e, forse, della Roma femminile. In passato la Primavera aveva dovuto andare in provincia (a Latina per la sfida contro il Manchester City di Youth League) perché a Trigoria mancavano i requisiti Uefa, ad esempio, per le riprese televisive. L’idea è aprire il Tre Fontane al pubblico anche per qualche allenamento della prima squadra, magari cominciando da una sessione prima del derby del 4 dicembre. Sebino Nela, che qui preparò lo scudetto dell’83, è favorevolissimo: «Non amo il calcio a porte chiuse. L’ambiente, per noi, era importante: pubblico, entusiasmo, mai un problema. Con la gente ti alleni meglio e sono sicuro che potrà essere un vantaggio anche per i giocatori di adesso, come lo fu per noi. È fondamentale ricostruire certi rapporti. Ci tornerò a giocare anch’io, con la squadra della Fondazione, e sarà un piacere».

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