La Gazzetta dello Sport – Gioco e umiltà: così la Lazio ha superato la Roma superba

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La storia non ha nascondigli, ha scritto De Gregori. Dodici aprile 1961, alle 9.07 di Mosca parte la navicella sovietica Vostok 1, Jurij Gagarin è il primo uomo a volare nello spazio. Consegna alla Terra questa frase: «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini». Dodici aprile 2015, alle 17.15 di Roma dal Muro Torto che costeggia Villa Borghese arrivano echi di clacson festanti, la Lazio ha appena battuto l’Empoli 4-0, scalzando la Roma dal secondo posto, Claudio Lotito sta riscrivendo il copione di questo campionato. Dice (e non sapete da quanto aspettava questo momento): «Oggi è una giornata storica». Come è potuto accadere?

QUANTA SUPERBIA Roma trasforma leggende in realtà, eleva il gossip a letteratura. Secondo l’ultima chiacchiera Lotito nei mesi scorsi avrebbe investito ingenti risorse personali in pratiche magiche, precisamente in fatture contro la Roma. Non è vero, non può esserlo. Ma pure se fosse, vi stupireste? Non era Liedholm a portare la sua Roma dal mago Maggi? E del resto chi si stupisce del sorpasso di ieri? Annunciato da svariati chilometri. Per citare il capolavoro di Dino Risi, da almeno quattro mesi la Lazio sfreccia come la Lancia Aurelia di Gassman e Trintignant, la Roma ha l’andatura di una 500 (vecchia). Feroce il fotomontaggio con cui da ieri i laziali hanno invaso la Rete: Totti che selfa, Gassman che gli fa le corna. È la giusta punizione. Perché l’impressione è che più che la magia abbia potuto la hybris. Sì, la superbia — che Aristotele sconsigliava ai monarchi che volessero conservare il potere — ancora una volta rischia di punire Roma e i romanisti (se non è questo un ricorso storico), vittime della propria presunzione. E come nelle tragedie greche (cos’altro è questo ennesimo psicodramma giallorosso?), dove un evento accaduto nel passato influenza i fatti del presente, l’origine di tutti i mali sta in quell’eccesso di hybris che Rudi Garcia mostrò dopo il 3-2 subito tra mille polemiche a Torino: «È stata tutto tranne che una sconfitta. Ho capito che siamo più forti della Juventus e vinceremo lo scudetto». All’inizio di marzo di quest’anno, il buon Rudi ha ammesso: «La mia superbia è stata punita». Ma la frittata era fatta, ormai. Il 2015 della Roma è stato un calvario, fin dal mercato di gennaio, in cui un altro (ex) eroe romanista, Walter Sabatini, ha ecceduto in superbia. Prima la pareggite, poi le sconfitte; prima la perdita di contatto con la Juventus, poi il fiato della Lazio sul collo; il gioco perduto; le eliminazioni dalle coppe; gli infortuni; le polemiche; le intemperanze dei tifosi; la frattura tra Pallotta e la curva. Perfino il grande progetto dello stadio si è impantanato.

E INTANTO La Lazio, zitta zitta, con quel pizzico di grano salis che alla Roma manca sempre, macinava gioco e vittorie. Dodici nelle ultime 17 giornate. Senza proclami, ritrovando i suoi tifosi. Per molti, il vero campionato dei biancocelesti è cominciato a Parma, il 7 dicembre, quando si è accesa la luce accecante di Felipe Anderson. Da allora, mentre la stagione di Totti e della Roma è declinata, quella del brasiliano e della Lazio è decollata. Di Lotito ci si voleva liberare, oggi passa da liberatore. A Pioli credevano in pochi, oggi è il nuovo Maestrelli. Sabatini ci aveva visto giusto, quattro anni fa, quando voleva prenderlo al posto di Luis Enrique. La Lazio è seconda dopo 30 giornate, non le accadeva dal 2001. Allora rincorreva la Roma, che poi vinse lo scudetto, oggi la Juventus, che lo vincerà. Ma soffiare la Champions diretta ai tracotanti cugini varrebbe già abbastanza, no?

La Gazzetta dello Sport – A. Catapano

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