Super Dzeko, Roma sogna. Il bosniaco trascinatore. Decisivo il suo gol che riporta i giallorossi nell’Olimpo d’Europa

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Un’altra italiana ai quarti, meritandolo per aver giocato da protagonista almeno due tempi su quattro, il primo in Ucraina, il secondo all’Olimpico. La Roma è stata superiore allo Shakhtar per qualità e quantità, per tecnica e forza, per attenzione e idee. Non era facile dopo l’1-2 di Kharkiv, ci voleva una pazienza infinita e ieri la Roma ha sbagliato poco e niente. Non si è fatta prendere dalla sua consueta frenesia, ha giocato e aspettato il momento buono, ben sapendo che quando al centro dell’attacco c’è Edin Dzeko quel momento prima o poi arriva. Dzeko ha segnato il gol della vittoria e della qualificazione, ha lottato e provocato l’espulsione di Ordets. Ma dietro di lui ha retto una difesa mostruosa: in 90′, lo Shakhtar non ha fatto un solo tiro nella porta di Alisson.

L’ATTESA – Il 2-1 all’andata, a favore della squadra di casa, è il risultato più infido per chi deve gestirlo, ma soprattutto per chi deve recuperarlo. Non dà serenità a nessuna delle due e obbliga a un atteggiamento paziente ma di grandissima tensione, come è capitato ieri sera alla Roma nel primo tempo. Era sempre a metà strada, fra il desiderio di attaccare (perché lo Shakhtar dietro era tutt’altro che solido) e la necessità di aspettare, di non portare troppi uomini in fase offensiva per non scoprirsi. E in quella di via di mezzo il primo tempo fra Roma e Shakhtar è finito senza lo straccio di un tiro nello specchio. Anzi, un tiro…straccio c’è stato, di Dzeko, debole, centrale e quindi inutile.

INCERTEZZE UCRAINE – La squadra ucrabrasiliana di Fonseca aveva mostrato all’andata il pezzo forte del suo repertorio dalla linea di centrocampo in su. Fred muoveva la manovra spostandola sempre a sinistra dove lo Shakhtar attaccava come faceva il Napoli quando aveva Ghoulam: Ismaily arrivava da dietro quasi mai seguito da Ünder, Bernard ci metteva la sua tecnica e spesso anche Taison andava ad arricchire con qualità e quantità le giocate su quel settore, dove Florenzi si dannava l’anima. Quando però non era Fred a far partire l’azione, la Roma recuperava quasi sempre la palla.

ANCORA DZEKO – Il primo tempo come detto è trascorso senza iniziative particolari, alla Roma dovevano aggiungersi le individualità di Perotti, Nainggolan e Ünder che invece davano poco. Era chiaro che nel secondo tempo la Roma avrebbe dovuto cambiare tipo di partita. Intanto Di Francesco l’ha cambiata sul piano tattico: come aveva fatto col Toro, ha avanzato Nainggolan sulla trequarti e schierato la squadra col 4-2-3-1. Quando sono entrati sulla scena i campioni, la Roma ha segnato. L’assist di Strootman è stato un capolavoro per precisione e scelta di tempo, Butko non è salito e Dzeko è scappato verso la rete, segnata con un tocco di esterno su Pyatov, con palla fra le gambe del portiere.

SOLO ROMA – E’ stato come stappare una magnum di champagne, la Roma ha trovato tutto quello che cercava, l’entusiasmo, le idee e soprattutto lo spazio. In un quarto d’ora Perotti e due volte Dzeko hanno avuto la palla buona per il 2-0. Di Francesco ha tolto Ünder, il più stanco, per rinforzare la fascia destra con Gerson. E’ stato il momento migliore della Roma. Un altro strappo micidiale di Dzeko ha portato all’espulsione di Ordets che non ha retto lo scatto del bosniaco e lo ha bloccato al limite dell’area. Incredibile, ma vero, da quel momento la Roma è andata in affanno, si è difesa con tutti i suoi uomini e con tutto il suo stadio, e alla fine ha preso quanto aveva meritato.

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