Sul listino in fuorigioco

Milano e Finanza (N.Carosielli) – Il calcio è adatto alla borsa? Il quesito è tornato alla ribalta dopo gli ultimi scossoni presi dai titoli di Roma e Juventus. I motivi sono differenti: il club presieduto da Andrea Agnelli ha accusato l’eliminazione in Champions League, mentre i titoli del club giallorosso, abbarbicato attorno a quota 0.3 euro, fa resistenza alla forza di gravità che tenderebbe ad allinearlo al prezzo dell’opa di 0.1165 euro per azione che lancerà il neopresidente Friedkin, con la possibilità di delisting. Per l’enorme portata di interessi economici che ha assunto il mondo del pallone, i club hanno acquisito la dimensione di vere e proprie aziende, con il conseguente preponderante ruolo del bilancio. Considerano l’impatto del Covid su ricavi, diritti tv, sponsorizzazioni e trading player, le cose non vanno meglio. La situazione potrebbe peggiorare nella prossima stagione, secondo le stime la Serie A subirà una riduzione di cassa di circa 400 milioni di euro. Solo nelle prime settimane dello scoppio della pandemia, il valore di borsa della Roma è passato da 385 milioni a 235. I giallorossi, dal debutto nel 2002 con un prezzo di collocamento di 5.5 euro per azione è arrivata a quotare 0.31 euro, oltre il 94% in meno.

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