Strootman. E’ il suo momento Spalletti ci crede

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Il Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Kevin Strootman è bollito. Nel senso che lo hanno cotto a bagnomaria anche troppo a lungo. Scaldati, vecchio mio. E lui comincia a muovere le ossa con la pazienza di un tessitore di stuoie, sciogliendo e riannodando intrecci muscolari dimenticati. Ogni volta che lo fanno alzare dalla panchina vede davanti a sé l’invenzione di una vita nuova. Il suo ha smesso di essere un calvario e si è mutato in un purgatorio. Giusto che si chieda quali peccati avrà da farsi perdonare. La sua assenza dal se stesso che era ha scavalcato abbondantemente i due anni. La breve reincarnazione del campionato passato stretta tra operazioni insoddisfacenti e ricadute non conta. Qui contano soltanto i 13 minuti disputati in questa stagione. Un numero abbastanza piccolo da consentire di trascurarlo e abbastanza caratterizzato da avvertirlo come un marchio di cattiva sorte. Strootman è inchiodato a quel numero ormai da un mese e mezzo, da quando Luciano Spalletti lo mandò in campo per sessanta secondi circa contro l’Udinese. Era lecito considerarlo uno sdoganamento: il risultato in bilico, la vittoria un must.

INCOLUMITA’ – Sdoganamento più quello dei 12 minuti contro il Palermo, in una partita evaporata da parecchio. Due miserrime presenze, buone per assaggiare contrasti di prima mano, da quando l’olandese è rientrato nell’organico effettivo, convocato per la prima volta appunto per il Palermo: 21 febbraio 2016, quando l’anno era giovane. Prima non lo facevano giocare per proteggere la sua incolumità, adesso evitano per proteggere l’incolumità della classifica della Roma. La sfortuna di Strootman, se vogliamo, è stata proprio quella di far parte di qualcosa che ha sempre avuto un senso. Di rado, in questi due anni, la Roma ha potuto acquietarsi e osservare lo scorrere del fiume. Lui dovrebbe giocare per riprendere confidenza con le partite, dice Spalletti, ma la squadra non ha mai a disposizione partite a cui dare confidenza. Neppure adesso, in teoria. Il terzo posto è a portata di zampa ma non ancora definitivamente artigliato, il secondo è lì che chiama per essere strappato al Napoli. E’ pur vero che Strootman non potrà essere tenuto sotto vuoto in eterno. Rischia di soffocare, sta già soffocando. E’ persino inutile parlare di prolungamento del contratto che al momento ha scadenza 2018, finché l’olandese non scopre se riesce ancora a volare. Infatti non se ne parla.

CORAGGIO – Ieri Spalletti ha giocato con le azioni, oggi forse gioca con le parole esprimendosi alla vigilia della partita con il Genova. Ha preso Strootman e lo ha avvitato in un meccanismo di copertura che aveva tutta l’aria di essere una prova tattica genuina. Lui, Daniele De Rossi e Vainqueur a distruggere e ricostruire a turno davanti alla difesa, guarda un po’ prima di una gara alla quale non parteciperà Miralem Pjanic per via di una squalifica frutto dell’accumulazione di cartellini gialli. E in giornate alle quali partecipa con qualche fatica Seydou Keita, che si porta dietro una caviglia infastidita. Strootman non ha conti alla rovescia da interrompere: l’Olanda è fuori dell’Europeo, lo aspetta un’estate di pura concentrazione sul ritiro estivo della Roma. Ha solo una sacrosanta fretta di riconquistare la sua vita, a 26 anni. Spalletti aspetta che si apra il bozzolo e ne esca lo Strootman completo, la centrifuga che fa girare il centrocampo a suo piacimento. Nella prossima stagione la pietra angolare del gioco dev’essere lui. Keita non ci sarà, Pjanic chi lo sa, De Rossi probabilmente, Nainggolan è assediato e comunque destinato ad azioni di commando. Ora l’allenatore non ha che da farsi coraggio, spalancare quel bozzolo e guardarci dentro. Anche Strootman, è ovvio, ha paura delle risposte ma non vede l’ora di averle

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