Stadio della Roma. Campidoglio, siamo alla prova finale

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Bisogna pure capirli. Ogni volta che mostrano il mento in pubblico si sentono chiedere dello stadio della Roma. E così ieri l’assessore all’urbanistica Luca Montuori ha detto quanto pensava parlando alla commissione competente (dove peraltro le perplessità sulla questione abbondano): «Abbiamo tredici urgenze da affrontare e lo stadio è al dodicesimo posto. Io finora ho conosciuto lo stadio solo attraverso fogli di calcolo». Senza fiato. Ma guarda. E’ proprio quello di cui si lamentano le opposizioni, che infatti hanno ottenuto la convocazione di una riunione del consiglio comunale per oggi, a partire dalle 9.30. Oltre che dell’iniziativa della Roma bisogna discutere della complessa situazione amministrativa dell’impiantistica comunale nel suo complesso. Partecipa pure Montuori, il quale comunque a margine dell’audizione di ieri ha tenuto a precisare che non sta remando contro lo stadio: «Sarò in aula, certo. La delibera di giunta va avanti, seguiamo le procedure, stiamo facendo di tutto perché possano andare a buon fine».

Con la tempistica soffocante di cui si sa: entro la fine del mese devono arrivare in Regione Lazio un testo ufficiale da parte della giunta messa su dal Movimento 5 Stelle e un progetto decentemente completo da parte della Roma e del costruttore Luca Parnasi. Ovviamente con i pareri favorevoli del Campidoglio e della Città Metropolitana. Solo così diventerà possibile, non certa, la chiusura positiva della conferenza dei servizi. E quindi l’avvio delle ultime fasi del processo burocratico che dovrebbe portare all’apertura dei cantieri per l’inizio del 2018 e all’inaugurazione dello stadio in tempo per la stagione 2020-21. Altrimenti bisognerà aprire una nuova conferenza dei servizi e tutto l’iter scivolerà in avanti di almeno sei mesi. Bene tenere a mente questo e insieme la faccenda tuttora irrisolta del vincolo imposto dalla sovrintendenza sul vecchio ippodromo di Tor di Valle. Che nel giro di tre mesi potrebbe diventare definitivo oppure saltare oppure ancora essere superato dal parere unico favorevole del governo. Con tutti gli impicci giuridici, ricorsi, esposti che tale soluzione innescherebbe. Comunque il vincolo è l’ultimo dei pensieri di tutti. In questo momento si gioca il gioco politico delle opere pubbliche.

Il Comune, qualora voglia davvero spingere il progetto, deve non soltanto sbrigarsi ma persino essere molto convincente nella stesura delle modifiche alla delibera originale, approvata dall’amministrazione Marino: superarsi quando tenterà di giustificare la rinuncia ad alcune opere pubbliche e soprattutto la diluizione nel tempo di quelle – parecchie – rimaste. Ordine del giorno. Il presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, sui tempi non si sente di concedere garanzie: «Vedremo se si riuscirà a chiudere nei termini della conferenza dei servizi, altrimenti ne partirà una nuova. In ogni caso la maggioranza è compatta sulle linee espresse dal sindaco Virginia Raggi quando è stato annunciato l’accordo con i proponenti. Probabilmente oggi porteremo un ordine del giorno in aula». Va più deciso il vicesindaco Luca Bergamo: «C’è un accordo, non vedo perché lo stadio non si debba fare». Plausibile però che la rapidità e la decisione dei passi successivi dipendano dalla compattezza di cui parla De Vito e che oggi misuriamo. Sia i consiglieri Pd sia quelli del centrodestra fanno notare come al momento la versione modificata del progetto non sia stata resa pubblica e come quindi si stia discutendo su riccioli di fumo. Il gioco politico si mescola alla corsa contro il tempo in un micidiale groviglio.

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