Stadio al bivio: pronta la proposta della Raggi

La Gazzetta Dello Sport (A.Catapano) – «Ci vorrebbe una mandrakata», dice Gigi Proietti. Degli anni ruggenti del trotto, quando cavalli e scommesse sbancavano pure il cinema, oggi, a Tor di Valle, restano un artiere in pensione e il suo cane pulcioso, uniche forme di vita in questo paesaggio post­atomico dove un giorno, chissà, sorgerà un nuovo quartiere finanziario che ospiterà lo stadio della Roma. Lamiere, rifiuti, erbacce, le stalle abbandonate, la pista dove decollò Varenne ormai irriconoscibile, la tribuna della discordia consumata dal tempo. La società del costruttore Luca Parnasi, che ormai più di quattro anni fa acquistò l’area per una quarantina di milioni e da allora non ha toccato niente, lasciandola invecchiare in attesa di rifarle il look, apre eccezionalmente le porte perché le telecamere riprendano la grande bruttezza, quella che la Soprintendenza vorrebbe tutelare. La tribuna conserva un certo fascino, seppure decadente. E se ci fosse un progetto per riqualificarla, avrebbe anche un senso proteggerla con un vincolo. Ma se deve restare un rudere, tra pezzi di amianto e altoparlanti pericolanti, oltretutto a rischio sismico, che senso ha tenerla in piedi? Proprio qui, fanno sapere le guide per due ore di Tor di Valle, un giorno si alzerà il grido della curva Sud.

SOLO PAROLE – Ieri, si è alzato solo il grido inquietante dei tassisti, che ha finito per inghiottire tutto, anche un’altra dose giornaliera di voci incontrollate sul caso stadio. Beppe Grillo, per dire, ha rispolverato «l’area a rischio esondazione del Tevere», motivo che osterebbe alla posa di «un milione di metri cubi di cemento». Argomento che andava di moda tre anni fa. In questi mesi la Giunta Raggi, a parole, ha minacciato di tutto: approvare il progetto quasi così com’è; tagliarlo poco o tanto; autorizzare solo lo stadio; bocciarlo in toto. Ma di atti formali ne ha prodotto uno solo: il parere negativo che gli uffici tecnici inviarono in Regione un mesetto fa. A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di servizi, può ancora accadere di tutto, tranne quello che sarebbe stato più logico attendersi a questo punto della storia: non ci sono più i tempi (e manca la volontà) per approvare la variante al piano regolatore. È l’atto che la Regione ha chiesto per chiudere positivamente la Conferenza.

L’ULTIMA – Il Campidoglio fa sapere che nel nuovo confronto politico fissato per oggi porterà una contro­proposta con delle sforbiciate più sensibili. La accetteranno i proponenti? E ci sarà il tempo di rivotare la pubblica utilità? Resta forte la sensazione che finirà tutto in vacca. A meno di altre proroghe benedette.

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