Spalletti: «Ma la mia Roma deve crescere»

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Corriere Dello Sport (R.Maida) – Tornano i gol, torna Dzeko, torna l’allegria. Doveva conquistare il primo posto, la Roma, e l’ha portato a casa con un giornata d’anticipo: è una vittoria non brillante, al di là dello scarto finale, ma vale abbastanza, sia sul piano finanziario (due milioni garantiti) che per ranking e prospettive nell’Europa League. Ha ragione l’a.d. Gandini a osservare che «per noi sarebbe importantissimo vincere questa coppa»: non sono questi i tempi in cui una competizione internazionale può essere snobbata.

SGUARDO – Luciano Spalletti può respirare per l’obiettivo raggiunto e osservare il sorteggio dei sedicesimi con la giusta serenità: gli avversari peggiori provenienti dalla Champions, a cominciare dal Tottenham, non potranno essere incrociati. L’unico rischio ora si chiama Manchester United, che a novanta minuti dalla fine del girone occupa il secondo posto nel suo girone: la Roma deve sperare che riesca a scavalcare il Fenerbahce per non evocare sinistri ricordi del primo periodo di Spalletti, due volte scacciato dall’Europa proprio dallo United tra il 2007 e il 2008. «Ma io non mi preoccupo di chi affronteremo – spiega – mi importa di come gioca la mia squadra. E’ la nostra prestazione che fa la differenza. Contro il Plzen è stato meno facile di quanto non dica il risultato: è stata una buona partita per noi, alla fine l’abbiamo stravinta, ma se Alisson non avesse salvato il risultato con una parata adesso faremmo altri discorsi. Bisogna crescere. In Europa, se avete visto il Bayern a Rostov, è sempre dura vincere le partite».

REAZIONE – E’ soddisfatto, da tecnico, della risposta ottenuta dalla squadra dopo la sconfitta di Bergamo, anche se analizza il dettaglio che non ha gradito: «Abbiamo preso un gol di testa da un piccolino, perché eravamo posizionati male, distanti dall’avversario. Dobbiamo stare più attenti. Peccato perché sia Fazio sia Rüdiger hanno fatto una grande partita».

BEATIFICAZIONEDzeko ancora protagonista. Anzi, protagonista più che mai. Spalletti sull’argomento si concede una lunga digressione: «E’ un calciatore totale perché sa fare tutto. E ora si prende le responsabilità, come è successo contro il Sassuolo quando ha chiesto di tirare il rigore, anche se deve diventare ancora più cattivo. Il fatto di giocare sempre un po’ lo ha aiutato. Lo scorso anno, una volta, l’ho messo a confronto con Totti sostituendolo proprio con Totti e gli ho creato delle difficoltà. E’ andata molto meglio in questa stagione quando ha giocato con Francesco, che gli ha offerto diverse palle-gol. Piano piano anche il pubblico lo ha accettato ed Edin si è sentito più dentro a casa sua quando è stato difeso pubblicamente da De Rossi, in campo».

RILIEVISpalletti è meno contento di Salah, che in cinque giorni ha sbagliato tante occasioni da gol: «Momo purtroppo non si fida del piede destro e io mi sono stufato di vederlo giocare a piede invertito. Non so se si debba allenare la freddezza sotto porta perché in allenamento Salah non è così».

FUTURO – In tv gli chiedono di nuovo del futuro e del rinnovo contrattuale che tarda a venire: «La società già progetta il futuro a prescindere. Noi dobbiamo lavorare in profondità su questa squadra bellissima, composta da bravi ragazzi, per farla crescere. Analizzando i dati vediamo che facciamo più metri degli altri ma negli strappi siamo inferiori agli altri, arrivando in ritardo. Dobbiamo evidentemente imparare a tenere ritmi più alti. Dare di più. Altrimenti i risultati non arrivano e non va bene per nessuno».

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