Spalletti e quel muro Juve invalicabile

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La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – È vero, certi amori non finiscono e a volte fanno anche dei giri immensi e poi ritornano, come successo di recente a Luciano Spalletti. Più o meno gli stessi giri che fanno anche quei tabù che sembrano non avere mai fine e che gira gira tornano sempre anche loro, puntuali come un esattore delle tasse. E quello di Spalletti, è lì, a due giorni di distanza e si chiama Juventus, una squadra che in 12 anni di Serie A non è mai riuscito a battere. Di più, in 17 gare ufficiali il tecnico giallorosso ha racimolato le briciole, appena tre pareggi, incassando ben 14 sconfitte (due pari e 5 k.o. proprio alla guida della Roma). Bilancio impietoso, che diventa praticamente nefasto se si prendono in considerazione solo le gare giocate a Torino: in tutto un pareggio e 8 scivoloni. Strike o giù di lì, quasi percorso netto.

BESTIA NERA – Ecco perché Spalletti ci tiene da morire alla sfida di domenica prossima, perché non è importante solo per rialzare la sua Roma ma anche per mettere a posto i conti con il passato. O almeno renderli meno bui, visto che quel curriculum vitae personalizzato contro la Juve proprio non gli va giù. «In campionato non sono mai riuscito a batterla, è giunta l’ora di riuscirci», disse il tecnico della Roma nella conferenza stampa del 29 agosto 2009. Poi, il giorno dopo, la sua Roma invece si sciolse (1-3) sotto i colpi di Diego (doppietta) e Felipe Melo. Fu l’ultima mazzata, quella decisiva. Tanto che 48 ore più tardi Spalletti si dimise, interrompendo per un po’ la sua storia d’amore con la Roma. Storia che era iniziata più o meno allo stesso modo, almeno per quanto riguarda le sfide con la Juventus: 1-4 casalingo il 19 novembre 2005, quella volta a tramortire i giallorossi furono Nedved, Ibrahimovic e una doppietta di Trezeguet. Altri tempi, altri giri, che Spalletti ha messo nel cassetto dei ricordi e che ci terrebbe a tenere chiusi lì.

L’UNICA GIOIA – Anche perché, poi, in realtà una volta Spalletti la Juventus è riuscita a batterla, anche se non in campionato. Era il 26 gennaio 2006, un paio di mesi dopo quell’1-4 dell’Olimpico, e stavolta Luciano andò a violare il Delle Alpi per 3-2 (con le reti di Mancini, Tommasi e Perrotta e la doppietta nel finale di Del Piero). Quella vittoria valse le semifinali di Coppa Italia (inutile il successo bianconero nel ritorno per 1-0) ed ebbe un peso specifico enorme perché dimostrò a Spalletti di poter far male anche ad una grande come la Juventus, cosa che prima non gli era mai successa alla guida di Empoli, Sampdoria, Venezia e Udinese. Il problema, però, è che poi quella gioia non si è ripetuta più.

LE MOSSE – Spalletti ora sta studiando due mosse: la difesa a tre ed il doppio trequartista. A Torino, domenica, la Roma potrebbe giocare così, con un 3-4- 2-1 che le permetterebbe di mettersi sostanzialmente quasi a specchio con la Juventus. Manolas e Rüdiger sono sicuri del posto, la terza casella in difesa se la giocano De Rossi e Torosidis. Davanti, invece, Nainggolan giostrerà alle spalle di Dzeko nel centrosinistra, mentre nel centrodestra dovrebbe esserci Salah. A meno di clamorosi colpi di scena, leggi Totti. Ieri Spalletti l’ha provato, chissà che non pensi anche a lui per anestetizzare quel fastidioso tabù.

LO STADIO – Intanto a Boston James Pallotta ha deciso di separarsi da Mark Pannes, uomo delegato alla questione stadio. «In questo momento abbiamo bisogno di un gruppo di esperti per procedere realmente alla seconda fase», ha detto il presidente della Roma. Pannes è uno dei suoi uomini di fiducia, appare quantomeno singolare la decisione improvvisa del presidente.

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