Spalletti carica: «Se segniamo cambia tutto. Fuori chi dubita»

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – In fondo si capisce bene perché Luciano Spalletti reciti da giorni il mantra: «Vorrei che il presidente passasse più tempo con noi». James Pallotta in effetti è una dinamo d’entusiasmo, che anche a Madrid si accende e dice: «Sono ottimista per il passaggio del turno, vinciamo 3-0». Lo 0-2 dell’andata sembra dimenticato, così come inevitabilmente sottotono sembra il 57° compleanno dell’allenatore della Roma. «Spero che la squadra mi faccia il regalo. L’andata ci penalizza. Se ci concentriamo a fare tre gol, diventa difficile, mentre invece sono i risvolti psicologici a essere importanti. Noi dobbiamo pensare solo a fare un gol, poi dentro la testa si ribalta la partita. Con una nostra rete cambia tutto. Per questo è sbagliato pensare soltanto a non uscire con una goleada. È una roba bruttissima: chi lo pensa non è che non gioca, non lo faccio neppure allenare. Tutti gli allenatori sono esigenti, ma io chiedo l’impossibile».

C’E’ DZEKO – Con Mediaset, poi, entra nel dettaglio tecnico. «Può essere una serata non da falso ma da vero nove. Edin sta facendo il suo lavoro in maniera corretta, ma lui ha caratteristiche differenti rispetto alle ultime decisioni tattiche. Ha solo una strada: fare molto di più di quello che sta facendo. È possibile che parta dall’inizio perché occorre penetrare nella difesa del Real». Insomma, sarà una squadra a trazione anteriore, nonostante Nainggolan – dopo aver provato – si è fermato. A proposito d’imprese, la memoria torna a quel 5 marzo del 2008, quando la Roma seppe espugnare il Santiago Bernabeu per 1-2. «È un piacevole ricordo, ma ci sono pochi giocatori di quel tempo. Otto anni fa giocavamo da più tempo insieme e venivamo da qualche anno di sostanza, ora invece da 7 partite fatte bene, ma il modo di pensare si fa interessante». Così come desta interesse il nome di Spalletti in Spagna. «Nomi italiani per il Real? Sono cose belle da sentirsi dire, ma ciò che è fondamentale e può cambiare la nostra storia è fare questa impresa, il resto viene dopo. Io sono padrone della mia vita, mi è piaciuto tornare. A Roma ci sono cose che creano arrabbiature, ma mi piace e spero di conviverci fino a che posso». Assomiglia davvero a una dichiarazione d’amore, no?

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