Schick gran riserva

Corriere dello Sport (R.Maida) – Si è scaldato due volte, in due secondi tempi diversi. Ha pensato due volte: stavolta ci siamo. Invece la sgambata gli è servita solo a sopportare meglio il freddo, che a Kharkiv mercoledì sera era davvero insopportabile. Zero minuti a Udine, zero minuti con lo Shakhtar. Difficile non notarlo: Patrick Schick è ancora lontanissimo dalla Roma, o meglio dall’illusione dei tifosi. Doveva essere, se non nel ruolo e nelle sembianze, il giocatore capace di far dimenticare Salah e invece, per una lunga serie di problemi, è rimasto per cinque mesi alla periferia dell’area tecnica.

ZERO – Guardate la tabella qui sopra e capirete di cosa parliamo: aspettando il debutto dell’argentino Jonathan Silva, che domenica potrebbe strappare la prima convocazione, soltanto tre giocatori in organico hanno fatto meno minuti di Schick: il secondo portiere Skorupski, lo sfortunato Karsdorp che si è rotto il ginocchio al debutto e il giovane Antonucci, attaccante diciottenne della Primavera che ha esordito a Genova con un assist contro la Sampdoria. Schick, il cui investimento spalmato nel corso degli anni potrebbe arrivare a 42 milioni superando ogni precedente nella storia romanista, non ha ancora assaggiato la Champions League. Non è un modo di dire, è un dato di fatto: su sette partite europee della Roma, non si è mai tolto la tuta. Mai, neppure per un secondo.

RICADUTE – Non è dipeso soltanto da Di Francesco, che comunque più volte ha sottolineato di non vederlo pronto sotto l’aspetto mentale, ma è stata soprattutto colpa di un muscolo: se Achille aveva il punto debole nel tallone, Schick ha il suo nella coscia, per la precisione nel retto femorale, che ha già ceduto tre volte dal giorno del trasferimento dalla Sampdoria. Il primo infortunio, da cui discendono a cascata gli altri in un circolo vizioso che «stiamo cercando di risolvere» (parole di Monchi nel prepartita di Roma-Sampdoria, in cui Schick avrebbe giocato dal primo minuto), risale all’allenamento di rifinitura che precedeva l’andata con la Samp, quella poi rinviata per maltempo. Lesione e due settimane di stop. Schick debuttò dopo la sosta contro il Verona, in un finale pure blando, sentendo ancora dolore, tanto da consigliarne ulteriori esami strumentali: il 21 settembre la Roma diramò un comunicato nel quale confermava l’infortunio alla coscia, parlando anche di coinvolgimento dell’area tendinea, stimando però una «prognosi a oggi di 15 giorni». Sapete quando è tornato in campo Schick? Il 26 novembre, per pochissimi minuti a Marassi contro il Genoa: non 15 ma 66 giorni dopo quella risonanza magnetica.

RINCORSA – Poteva essere comunque la fine di ogni male e l’inizio di una storia interessante. Invece a fine gennaio, con solo un gol in Coppa Italia nel pallottoliere personale e con la delusione del gol fallito a campo aperto contro la Juventus, Schick si è bloccato un’altra volta. Sempre il solito muscolo. E allora via da capo, tra terapie e massaggi, per cercare di ritrovare una condizione fisica e atletica adatta a giocare partite di alto livello. Di Francesco gli ha regalato qualche secondo di gioco contro il Benevento ma poi ha chiarito la situazione prima della partenza per Udine: «Schick si è allenato con grande continuità, sono soddisfatto di quello che sta facendo, lo vedo in crescita anche mentale, è un ragazzo ritrovato sotto ogni punto di vista. Da qui a giocare dall’inizio però ce ne corre…». E infatti non lo ha scelto né a Udine né a Kharkiv, preferendo poi inserire in entrambi i casi Defrel, che giudica più in palla in questa fase. Dovrebbe trovare spazio domenica contro il Milan, se non dal primo minuto a partita iniziata. Non è molto ma per Schick è meglio non prendere ancora freddo.

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