La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Se le parole fossero lacrime, il cielo di Roma sarebbe inondato per giorni da una pioggia leggera, di quelle che metterebbe voglia di raccogliere con il viso verso l’alto, come se fosse una benedizione. Ecco, probabilmente, per chi lo ha conosciuto, Sinisa Mihajlovic è stato proprio questo, una benedizione, un modo in cui la vita a volte ci viene incontro per aiutare a spiegarsi meglio.
Ci sono tre parole chiave che ci guidano in queste malinconie: “campione“, “guerriero” e “uomo“, che tanti hanno scritto con la maiuscola. “Nel mondo dello sport siamo tutti più poveri”, dice Giovanni Malagò, presidente del Coni.
“In un’epoca spesso di falsità, ha saputo anteporre la verità, non sottacendo i suoi difetti e le sue debolezze”, dice il presidente federale Gabriele Gravina. La Federcalcio serba, invece, ringhia così la sua pena: “Il mondo del calcio è in lacrime, ma Sinisa non vorrebbe vederle, perché i campioni non muoiono“.
Poi c’è anche il
silenzio interiore, quello che mostra Totti, che preferisce dire solo: “Ciao amico, mi mancherai”. Un ciao a cui si è associato la Virtus Bologna, impegnata in Eurolega, con tre minuti di applausi, e il mondo dello spettacolo.