Rosella Sensi: “I bilanci sono pubblici, non abbiamo formato noi il debito. Da tifosa sono demoralizzata, chiedo a Pallotta di far vincere la Roma”

2010-11 - Rosella Sensi PR

L’ex presidente della Roma Rosella Sensi ha rilasciato un’intervista a Radio Radio in cui è tornata sul comunicato della società giallorossa dopo le sanzioni della Uefa. Queste le sue parole:

Come stai vivendo questa parte finale di stagione della Roma?
Da tifosa, sono dispiaciuta per questi risultati non positivi. Ho la speranza di poter arrivare secondi, certo volevo vedere un’altra Roma in campo. Spero di arrivare seconda e di poter parlare il prossimo anno di approcci e giocatori diversi. Non conosco le cose dall’interno, da tifosa sono demoralizzata

Come vivi il momento di Totti?
Ho rinnovato il contratto a Francesco e sono stata criticata, lo vorrei vedere giocare sempre. Lo vedo sempre determinante, forse il mio è sempre un occhio particolare. Lui ancora oggi può fare la differenza, anche da fermo. Nel momento in cui dovrà smettere, spero sia lui che lo decida

Hai mantenuto rapporti?
Certamente, per rispetto della quotidianità non disturbo perché è una routine pazzesca. Preferisco farmi sentire nei momenti di riposo

Avevo letto il tuo post, una volta per tutte: che conti avete lasciato?
I bilanci sono pubblici, nell’ultimo anno abbiamo lasciato un certo tipo di bilancio. Più di questo non so che dire, non abbiamo formato noi quei soldi. Abbiamo venduto nel 2010 e avuto un anno di gestione condivisa con UniCredit. Non posso sentirmi attribuire la formazione del debito. Fino al 2010, che ho chiuso con meno 8.5 milioni, poi ho aperto il processo di vendita con una gestione condivisa. Sono bilanci pubblici ma non voglio andare contro nessuno. Non voglio nemmeno che nessuno dice qualcosa alla famiglia Sensi, facciamo solo parte della storia. Il mio presidente è Pallotta, chiedo a lui di farmi vincere. Non dovete chiederlo a me, sono tifosa, ex presidente della Roma ma tifosa. Di me è stato detto di tutto e di più. Chiedetelo a chi ci chiama in causa.

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