Roma. Under di nome, over di fatto

Corriere dello Sport (R.Maida) – Hanno guardato tutti Monchi, istintivamente. Pallotta, Baldini, Gandini, Baldissoni. Uniti in un boato interiore soffocato solo dalla timidezza di un’amichevole estiva. E’ presto per urlare che la Roma ha comprato un fenomeno ma un impatto così, di un ragazzino così, non si vedeva da tempi molto lontani. E non facciamo nomi. Cengiz Ünder, da pronunciare come volete ma di sicuro tutto d’un fiato, con un gol dall’altra parte del mondo è diventato un trend topic su Twitter e questo, a distanza di poche ore dall’esordio con la Roma, è il termometro della popolarità della sua impresa americana. Un inizio, certo. Però strabiliante.

MAGIE – E’ entrato all’inizio del secondo tempo al posto di un altro debuttante, Gregoire Defrel, con la squadra già in vantaggio 1-0 sul Tottenham. E ha impiegato pochi secondi a dimostrare che no, non aveva paura delle responsabilità. Si è lanciato in diagonale su una palla lunga di Fazio, ha corso 30 metri palla al piede, poi ha calciato forte ma impreciso di sinistro rinviando la sfida al portiere francese Lloris. Poi si è applicato, ripiegando a coprire Bruno Peres quando serviva, seguendo le indicazioni dei compagni e in particolare di Strootman che lo ha già individuato come potenziale pupillo da stimolare. E alla fine, proprio su un cross di Strootman scheggiato da Alderweireld, ha controllato il pallone a centro area, dove era andato scegliendo una traiettoria da rapace, e l’ha sbattuto in rete con il piede preferito, il sinistro.

PRESENZA – Eppure il gol è stato la cosa più banale della sua partita. Cengiz Ünder, che l’interprete turco segue dappertutto per trasferirgli ogni indicazione di Di Francesco, ha partecipato alla manovra proponendosi negli spazi, negli scarichi, nei fraseggi. Si è districato da una marcatura con un colpo di tacco spalle alla porta che ha liberato Bruno Peres senza che il gesto fosse volgare o sfrontato: semplicemente gli veniva comodo per liberarsi in fretta del pallone. In più ha osato i cambi di fronte, le verticalizzazioni, sfruttando la visione di gioco e l’intelligenza tattica che erano doti già note a Monchi prima che fosse acquistato. Di Francesco ora chiede di lasciarlo sereno, di non sovraccaricarlo di aspettative, e ha ragione. Però è il primo a sapere di avere tra le mani una pepita.

SOMIGLIANZA – In patria lo chiamano il Dybala turco, ora sappiamo perché. Senza entrare in paragoni tecnici antipatici e nocivi: ha lo stesso taglio di capelli, le stesse movenze, lo stesso fisico, la stessa delicatezza mancina del campione juventino. Le sue qualità erano emerse negli ultimi allenamenti a Boston, con tanto di gol spettacolare nella prima partitella, ma dopo un’amichevole internazionale risaltano molto di più. Adesso, alla fine di questi 45 minuti sulle coste del New Jersey, quei 13,4 milioni esclusi bonus e percentuali varie spesi per portarlo via dalla Turchia appaiono sensati. Non a caso qualche tifoso della Roma alla Redbull Arena, in larga maggioranza a supporto del Tottenham, alla fine ha scherzato così: Dybala è l’Ünder argentino. Una simpatica esagerazione, folklore dettato dall’entusiasmo. Cengiz intanto di Ünder ha solo il nome e l’età, vent’anni. Tutto il resto è roba da grandi.

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