Roma, un dna d’attacco. Ecco il diktat Spalletti

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Attaccare gli spazi, allargare il campo il più possibile per giocare con la massima ampiezza. E se possibile accompagnare sempre, cercando però di tenere la squadra corta, senza dover poi eventualmente pagare qualcosa dal punto di vista degli sbilanciamenti, soprattutto in caso di perdita del pallone. È la filosofia della Roma in fase offensiva, quella su cui Luciano Spalletti sta cercando di lavorare in questa seconda parte del ritiro estivo di Pinzolo. Movimenti, tagli, sovrapposizioni e la ricerca, quando possibile, della famosa palla passante, quella che tanto piace all’allenatore giallorosso.

LA GIOCATA – A gestire i ritmi iniziali sono sempre i due centrali e il playmaker basso, soprattutto se si gioca con il 4-3-3, modulo che Spalletti sta utilizzando a Pinzolo (in alternanza al 4-2-3-1, aspettando poi di poter tornare a contare su Radja Nainggolan, l’uomo considerato indispensabile per giocare con il 4-2-4) e se la squadra viene pressata. Lo scopo è comunque quello di liberare una fascia, ipotizziamo quella sinistra, con il Mario Rui di turno che gioca la palla sull’attaccante sinistro (Perotti), che nel frattempo ha stretto il campo per lasciare lo spazio in fascia per la sovrapposizione dello stesso Mario Rui. Il tutto mentre la mezzala sinistra (Strootman) ha già tagliato in verticale, con Perotti che poi scambia con la punta centrale, nel caso specifico Dzeko o chi per lui, che poi gliela ridà. E a questo punto Perotti ha tre opportunità: o giocare sul taglio dell’altra mezzala o giocare sul taglio in verticale precedentemente effettuato da Strootman o eventualmente cercare Mario Rui sulla sovrapposizione. La variante è nei piedi di Dzeko, che invece di rigiocarla su Perotti la può girare già direttamente o su Strootman o su Mario Rui. Con la necessità, in entrambi i casi, di accompagnare la manovra fino in fondo, portando più gente possibile dentro l’area o a ridosso della stessa, per poi chiudere l’azione o con un taglio o con uno scarico.

LA FILOSOFIA – Del resto che la Roma di Spalletti sia una squadra destinata ad offendere e con un dna offensivo lo si era capito anche nei cinque mesi della scorsa stagione, mesi in cui i giallorossi sono stati allenati dal tecnico toscano in maniera proficua dal punto di vista della prolificità realizzativa. In tutto 49 gol in 19 partite, alla media di ben 2,57 reti a gara (contro i 34 del girone d’andata con Garcia). Se non è una macchina a trazione anteriore, poco ci manca. Spalletti però vuole più o meno lo stesso giochino anche quest’anno, con 6-7 giocatori pronti a riversarsi nella metà campo avversaria per provare a dominare la partita e l’avversario. E questo anche a rischio di subire qualche ripartenza in parità numerica (tre contro tre o giù di lì), anche se ovviamente l’optimum sarebbe non sbilanciarsi troppo. Ci si lavorerà su, anche su questo. Nel frattempo i sincronisimi che vanno oliati sono proprio quelli descritti sopra. Così attaccherà la Roma, alla ricerca di una fluidità fondamentale per la fase offensiva.

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