La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – «Caro presidente Pallotta…». Comincia così la lettera virtuale che tutto il tifo romanista – al fischio finale di Fiorentina-Juve – ha cominciato a scrivere con destinazione Usa. L’argomento è tanto semplice quanto stringente: visto che sorte e bravura ha messo la squadra in condizione di lottare per lo scudetto, sarà il caso di investire sul mercato e provare a rinforzare un squadra che nei prossimi quaranta giorni si giocherà un po’ tutto?
EQUILIBRIO – Al momento, infatti, la Roma ha dimostrato tanto. Per prima cosa di l’aver ritrovato quell’equilibro che sembrava l’unica araba fenice che la squadra di Spalletti stentava a raggiungere. Adesso che il traguardo sia ottenuto lo certificano i numeri. I giallorossi hanno il secondo attacco del campionato (41 gol contro i 45 del Napoli) e la seconda difesa (18 reti subite contro le 16 della Juve). Insomma, da quando Spalletti ha puntato con più chiarezza sulla difesa a tre, ritrovando Rüdiger e facendo diventare un titolare a tutti gli effetti Fazio, la retroguardia è più sicura, grazie anche ad un Szczesny che forse attualmente è il più forte portiere della Serie A. Morale: segnerà qualche gol in meno, ma la Roma ora è più solida. Dopo l’Empoli, infatti, è la squadra che ha concluso più partite senza reti al passivo (8)
OLIMPICO – Tutto questo cambio di rendimento si nota sopratutto nel rendimento in trasferta, perché in casa i giallorossi sono una vera e propria schiacciasassi. All’Olimpico, infatti, in campionato hanno sempre vinto. Sempre. Quindi nei 9 match disputati finora in casa ha conquistato 27 punti, o addirittura 30 se consideriamo il derby disputato in trasferta. Con queste premesse, sapere di poter giocare a Roma le sfide del ritorno contro Juve e Napoli può essere il migliore biglietto da visita per professare ottimismo.
L’ASCESA – Se si eccettua la pesante eliminazione dalla Champions League per opera del Porto, è innegabile che il cammino della Roma sia più che altro un decollo. Anche qui parlano le cifre, che vedono i giallorossi – allo stesso punto della stagione – essere passati dal quinto al secondo posto, con ben 9 punti in più rispetto al 2016. Se vincere aiuta a vincere, meglio allacciare le cinture. E questo vale anche per la Coppa Italia e l’Europa League.
LA FAME – Comprensibile, perché il digiuno di successi ormai ha provocato una fame nella tifoseria incontenibile. Lo scudetto manca dal 2001 e e l’ultima vittoria risale alla Coppa Italia 2008. Come dire che, un po’ inaspettatamente, il quinquennio di gestione statunitense non ha fatto mettere in bacheca nessun trofeo. Proprio per questo a Pallotta viene chiesto qualche sforzo in più sul mercato, perché l’astinenza pesa e la fame può trasformarsi in fretta in pressione. A volte potenzialmente perniciosa.
DUTTILITA’ – Per arrivare a un traguardo, comunque, Spalletti ha saputo iniettare nei suoi quella vocazione al sacrificio che comporta forma fisica (e la squadra che segna di più nei secondi tempi) e duttilità. Tanti, infatti, sono i giallorossi che possono ricoprire posizioni diverse, e in caso di emergenza questo può essere un vantaggio. Perché ci sono due graduatorie connesse in cui la Roma è pericolosamente ultima: quella dei giocatori impiegati (20) e quella delle sostituzioni effettuate (52). Per questo si capisce la portata dei timori di Spalletti per i quaranta giorni di fuoco che lo attendono e per le ambizioni che crescono. La Roma che sogna, probabilmente, ha bisogno di carburante statunitense. E se Pallotta se ne convince…