Roma, l’identikit di Spalletti porta a Defrel

Corriere Della Sera (G.Piacentini) – «A.A.A. Cercasi apprendista». È questo il cartello che Luciano Spalletti non vuole leggere fuori da Trigoria. Alla vigilia dell’ottavo di finale di Coppa Italia contro la Sampdoria (stasera, ore 21, allo stadio Olimpico), il tecnico romanista ne approfitta per chiarire definitivamente il suo pensiero riguardo al mercato. «Non abbiamo tempo per lavorare sull’apprendista – ha spiegato Spalletti -, serve un giocatore che dia subito rendimento, che sia dentro l’esasperazione dei risultati del nostro calcio: questo fa la differenza». Un identikit che esclude dalla lista molti dei calciatori accostati alla Roma, come il giovane Musonda del Chelsea: «Non dico che non è buono, sono sicuro che diventerà fortissimo, anche Conte la pensa così, ma ci vuole un giocatore che sia pronto». Possibilmente che provenga dalla serie A. Il profilo ideale sarebbe quello di Gregoire Defrel, attaccante completo, in grado di fare all’occorrenza anche il vice Dzeko. La Roma sta provando a convincere il Sassuolo a lasciarlo partire già a gennaio, ma l’impresa è complicata. «Il Sassuolo non vuole dare via Defrel, ma io ho chiesto un calciatore solo: centrocampista offensivo o attaccante esterno, che sia anche in grado di sostituire Edin. Se viene dall’Italia è un valore in più, perché conosce già la pratica».

Un altro nome che risponde alla descrizione di Spalletti è quello di Robin Quaison, che ha il contratto con il Palermo in scadenza il prossimo 30 giugno, ma piace anche in Inghilterra. Nel frattempo c’è da conquistare l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia e, per farlo, bisogna superare la Sampdoria. Spalletti non vuole sentir parlare di turnover: «È una partita da dentro o fuori e non è tempo di esperimenti. Io ho alzato un paio di “coppettine” e la Roma ha necessità di vincere. Non per noi, ma per la sua gente. Dobbiamo capitalizzare ogni momento della nostra esistenza, deve essere un moto perpetuo, senza pensare alla bacheca. Farò giocare quelli che vincono, non quelli che hanno giocato poco». La vittoria come un’ossessione, quindi, come ha detto un paio di giorni fa Mohamed Salah: «Dopo la gara di Udine, nello spogliatoio, ho diviso la lavagna in due: da una parte la classifica reale, dall’altra quella che avremmo avuto se avessimo pareggiato. In tutti e due i casi la Roma è seconda, ma quella vittoria fa tutta la differenza del mondo. Questo è il messaggio per chi si accontenta».

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