Roma-Leicester 1-0, le pagelle: Abraham pilota i giallorossi a Tirana, Smalling allaccia le cinture. Zalewski giovane veterano, ipnosi Pellegrini 

Pagine Romaniste (R. Gentili) – “Tutto ei provò: la gloria. Maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria; la reggia e il tristo esiglio. Due volte nella polvere, due volte sull’altar”. Da oggi ci sarà il 5 maggio giallorosso. Il gigante dormiente si è svegliato. Dopo 31 anni la Roma raggiunge una finale europea. Superato quel pericolo rappresentato dalla furia del Leicester con la testata di Abraham (10’), la squadra di Mourinho si impossessa del biglietto per Tirana, sede della finale di Conference League che sarà contesa con il Feyenoord. Agli olandesi basta il 3-2 dell’andata per superare il Marsiglia dopo il pareggio (0-0) di oggi.

La Roma resiste come un sol uomo alla forza fisica ma priva di rigor logico e tattico del Leicester con una difesa straordinariamente coordinata da Smalling. Legna, sudore ed ordine a centrocampo per Cristante ed Oliveira, sfreccia Zalewski, osserva ed allontana pericoli Karsdorp. Pellegrini inventa, Abraham trasforma. E Roma ora sogna.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6,5 – Di rischi concreti ne piovono pochi. Sul solo possibile allarme del primo tempo, quel tiro trasformatori in cross di Pereira attorno alla mezz’ora, legge bene la traiettoria. Una sola raccolta ed un tiro, entrambi al centro, nella seconda frazione.

Mancini 7 – Nel filo difensivo ci sta perfettamente perché chiude continuamente più di un tentativo di offensiva inglese. Fa un passo indietro rispetto ai compagni per l’imprecisione in sbavatura ed il solito cartellino giallo che vede sventolarsi davanti agli occhi.

Smalling 8 – Re della difesa della Roma. Il gioco del Leicester si blocca ogni qualvolta passa dalle sue parti. Come se fosse in uno scacchiere, si muove in ogni direzione difensiva con pochi passi. Sulla sua testa finisce la croce che lo incorona per una prestazione sontuosa, che fa dal filo conduttore a quella dell’andata.

Ibanez 7 – Lookmam: “guarda uomo”, la traduzione più semplice. Ed allora lui lo guarda, soprattutto lo controlla e gli permette il sorpasso pochissime volte. Va di anticipo, cercando di velocizzare le azioni di ripartenza, bloccate però da imprecisioni tecniche.

Karsdorp 7 – Desiste dallo scendere fino a valle, così serve Abraham più dalle retrovie. Dove comunque ha il suo da fare nel contenere Barnes, compito che alla fine non manca. Fa spesso cose buone – diagonali ed anticipi – ma fatica a tramutarle in situazioni più concrete. Ed ora la sfida in finale contro l’ex Feyenoord.

Cristante 7 – Di lui si elogia spesso la calma e la tranquillità con cui gestisce situazioni calde. All’inizio viene però risucchiato dall’ansia e dall’atmosfera incandescente dell’Olimpico che lo conducono sulla via sbagliata, dove trova errori e macchie non da lui. Sbraccia e risale a galla tornando ad essere quello di sempre: fa diga, non sempre efficace, e giostra la manovra, virando specialmente a destra con aperture millimetriche.

Oliveira 7 – Al contrario del vicino di reparto, inizia meglio. In scioltezza tocca e smista palloni, che poi inizia a perdere col passare dei minuti risultando frenetico. Prezioso quando la Roma è costretta ad abbassare il baricentro, di bacino e con finte di corpo sguscia più volte da ingarbugliamenti vari. Scaccia la stanchezza e mantiene la lucidità necessaria per portare la barca in Porto.

Zalewski 7 – Euforico per la prestazione illuminante dell’andata, ne riprende in mano i dati e rielabora la stessa gara. Sblocca la fascia sinistra con folate conste di freschezza mentale e tecnica, incespicando talvolta in qualche decisione. Memore che una settimana fa con lanci in profondità di prima aveva creato non poco disordine, fa lo stesso e manda Pellegrini davanti a Schmeichel, che fredda il capitano. Il duello fisico, per struttura corporea, non sembra poter essere tra i suoi di forza. Smentisce aprendo spesso lo sportello per fermare Lookman.

Pellegrini 8 – Prende in mano la campanella degli allarmi e la suona già all’inizio su punizione dalla sinistra. Tre minuti dopo e la riscuote sull’angolo – sortito da un suo tiro deviato – che cade perfettamente sulla testa di Abraham. La serve, poi la palla-gol arriva anche a lui ma, pensando di essere in fuorigioco, va con poca convinzione su un meraviglioso invito di Zalewski. Vede giocatori appartatamente invisibili: alla mezz’ora c’è una palla solo da spingere per Zaniolo, che però era comunque offside, poi al 62’ da centrocampo taglia per Karsdorp.

Zaniolo 6,5 – Un Olimpico così caldo non lo ha mai visto. Ammaliato nel godere dell’abbraccio collettivo, va perdendosi nella tessitura tattica della Roma. Timido, si autoisola. Offensivamente non sfrutta, in area, un pallone che arriva da Abraham: tocca d’esterno sinistro quando magari il tiro di destro sarebbe stato maggiormente pericoloso. Dietro, però, fa forse la giocata migliore: la chiusura in scivolata al 20’ a centrocampo. Il segnale che le forze mentali fossero finite si avverte al 72’: spara in avanti un pallone senza che ci sia nessuno Sopraggiungono i crampi ed arriva la sostituzione. Mezzo voto per la serata. (Dal 78’ Veretout 6,5 – Non male vivere come una delle ultima serate  da romanista una partita così. Preziosissimo quel pallone tenuto alla fine del recupero).

Abraham 9 – Nessun gol in sette partite contro il Leicester. Sceglie l’appuntamento più importante, la serata più romanista vissuta fin qui. Alla prima occasione mette dentro. E fa sedere la Roma sull’aereo di Tirana. Questo, giocando con la somma delle partite giocate contro le Foxes ed il risultato, lo porterebbe ad un 8. Che però è troppo stretto per quanto fatto, basti vedere gli assist tentati di tacco e cavalcando lo spazio aperto, come su quella palla per Zaniolo. Allaccia poi la cintura dei compagni abitando le zone remote del campo con una sapienza tattica notevole ed una dedizione alla causa encomiabili. Ed allora che sia 9, suo numero e marchio di fabbrica del bomber che è, come testimoniano i 25 gol, che valgono il sorpasso a Volk.

Mourinho 8,5 – Re Mida, arriva e la Roma, ad un anno ed un giorno dall’annuncio dell’ingaggio dello Special One, va in finale in Europa, come non le riusciva da 31 anni. Prestazione a dir poco solida. Sofferta ma sempre in controllo. Salgono in cattedra gli inglesi: Abraham segna, Smalling mura. Una vittoria ed una qualificazione che come poche altre volte va estesa a tutta la squadra, plasmata da lui.

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