Roma, la cura Spalletti funziona

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Manca poco: è tornata la vittoria in trasferta dopo 100 giorni, sono tornati gli schiaffi in testa fra giocatori dopo i gol; a questo punto mancano solo i girotondi a centrocampo che si videro tra il 2005 e il 2009 e poi si potrà dire che la squadra di Spalletti è tornata sul serio. Certo, la guarigione non è ancora completa, ma se medici e preparatori (come dice l’allenatore) dimostreranno di essere «da Roma» — con il problema al polpaccio di De Rossi siamo al 16° infortunio muscolare («ma si è fermato in tempo») — il futuro sarà senz’altro brillante sotto tutti i punti di vista, anche quello del linguaggio perché, come dice il d.g. Baldissoni, «Era giusto cambiare anche nella comunicazione». Insomma, l’era Garcia non solo sembra definitivamente archiviata ma anche senza nessun rimpianto.

TOTTI SCHERZA – Chissà se anche per questo capitan Totti in panchina gioca col raccattapalle e scherza (mettendo un dito sulla testa di Pjanic) anche nei momenti più infuocati della partita, attirandosi persino le reprimende dei commentatori tv. Anche questo sarà segno di aria nuova? L’impressione è che in questa Roma adesso ci sia bisogno di tutti, persino di virtualmente emarginati come Gyomber ed Emerson, che alla fine reggono l’urto del Sassuolo. Il cambio di mentalità lo racconta bene Maicon. «Ormai per noi ogni partita è una finale di Champions League. Siamo in un momento di difficoltà, con tanti giocatori, che non stanno bene ma dobbiamo soffrire tutti per raggiungere qualcosa di importante alla fine. Stiamo mettendo in campo la filosofia di lavoro di Spalletti e stiamo migliorando ogni partita. Non sappiamo dove si può arrivare, c’erano squadre che erano in fondo alla classifica e ora lottano per qualcosa di importante. Noi dobbiamo fare sempre al meglio per risalire. Non diciamo che è la partita della svolta, penso che uno che indossa questa maglia deve dare sempre il massimo. Ognuno deve fare del suo meglio e c’è da dire che ora stiamo capendo il messaggio che ci ha dato Spalletti».

DZEKO, L’EREDE – All’appello adesso manca Dzeko, che però ieri ha avuto la gioia della nascita di sua figlia in una clinica sulla Cassia. Vero che questa Roma senza un reale centravanti piace molto, ma ci sarà bisogno anche di lui nell’immediato. E non solo. Già domenica prossima contro la Samp il centrocampo sarà in emergenza per la probabile assenza di De Rossi per infortunio e di Nainggolan per squalifica, senza contare che la botta alla tibia di Pjanic è ancora da valutare. Quanto basta per credere che Spalletti debba inventarsi ancora qualcosa. Per fortuna che c’è Keita. «Partita importantissima per il 3° posto. Il mister è stato chiaro, basta lamentele, tutti zitti e pedalare. È fondamentale trovare continuità di risultati, se qua non si vince è complicato. Tatticamente stiamo cambiando molto, ma noi calciatori dobbiamo saper cambiare. Io ho avuto l’infortunio più importante della mia carriera, è stato difficile giocare con una gamba sola. La qualità dei calciatori non è cambiata. Quando una squadra è in difficoltà, è un fatto mentale. Entrambi gli allenatori sono bravi, ma nel calcio quando la testa è in difficoltà, è difficile». E allora, benvenuto Spalletti. Il futuro è tutto da scrivere.

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