D’Agostino: “Trigoria mi sembrava un sogno. Totti il più forte che abbia mai visto da vicino”

Corriere dello Sport (L. Scalia) – Le strade facili, quelle in discesa, non fanno per lui. Fu Bruno Conti a scoprire Gaetano D’Agostino e a portarlo a Roma quando aveva 12 anni. Nella cantera giallorossa è esploso, per poi andarsene e ritornare, per poi lasciare definitivamente e trovare la sua identità. Oggi Gaetano D’Agostino fa l’allenatore in Serie C, sulla panchina del Lecco. Queste le sue parole:

Era poco più che un bambino quando arrivò a Roma…

Praticamente non ero mai uscito dalla Sicilia. L’impatto con Trigoria fu pazzesco, perché non avevo mai visto campi con l’erba, ma solamente in terra. A ripensarci mi batte ancora il cuore.

Il tecnico più importante che ha avuto nelle giovanili?

Mauro Bencivenga. Ci insegnava i fondamentali e la cura del dettaglio. A rimanere lì finché l’esercizio non veniva bene. Allenava lo spazio e lo smarcamento. Per l’epoca, un precursore.

Nel 2000 il salto tra i grandi.

Capello mi fece esordire e poi a fine stagione arrivò lo scudetto. Ero coccolato e viziato, praticamente la mascotte dello spogliatoio. Ricordo i consigli di Aldair, Tommasi e Di Francesco. Ma io avevo fretta di diventare grande e ho accettato Bari a 18 anni. Ho giocato tantissimo, poi sono tornato a Roma.

Cosa non ha funzionato nella seconda avventura in giallorosso?

Non ho mai giocato nel mio vero ruolo. Con Delneri ho fatto il quinto di centrocampo. Il dualismo con Totti, poi, era pesantino. Fu Malesani, molto più in là, a spostarmi davanti alla difesa. Lì ho dato il meglio: avevo 26 anni e avevo lasciato Trigoria da un pezzo. Sarei rimasto 20 anni a Roma se qualcuno avesse avuto questa intuizione prima. Ho fatto una carriera importante, ma i rimpianti non mancano.

Il giocatore più forte che ha visto da vicino?

Totti è Totti, a lui il primo posto. Tecnicamente non posso non citare Di Natale, Come avversario dico Ronaldinho.

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