Roma, giostra del gol per assenza d’equilibrio

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Il Messaggero (U.Trani) – La Roma recita da incompiuta. Senza equilibrio. A certificarlo sono i numeri che l’accompagnano nelle prime 11 gare della stagione: efficace per i gol segnati (27), vulnerabile per quelli subiti (18). In Italia e in Europa si comporta allo stesso modo. Solo che in serie A i pregi del gruppo giallorosso coprono spesso i difetti, tant’è vero che domenica pomeriggio al Franchi si giocherà il primato con la Fiorentina che la precede in classifica solo di 1 punto. In Champions non bastano le individualità. Perché il livello è più alto. Le rivali sono meglio preparate fisicamente e più organizzate tatticamentee. Anche più giovani nelle rose (Bate e Bayer, esempi recenti): i ricambi della Roma sono De Sanctis, Maicon, Keita, Totti e, volendo, Cole.

MISTERI IRRISOLTI – Garcia, dalla stagione passata, è perennemente al centro del dibattito. Ne discutono il lavoro dentro e fuori Trigoria. Resterà sempre e comunque sotto esame. La Roma non dà più certezze. Nel bene e nel male. Basta pensare al comportamento difensivo e offensivo. Le cifre sono inequivocabili prendendo in esame lo stesso periodo. Primo anno (senza coppe europee): 1 gol subito in 8 gare di campionato. Secondo: 13 reti incassate (9 in Champions e 4 in A). Terzo: 18 gol presi (8 in coppa, 10 in campionato). E’ il rendimento peggiore da quando siede sulla panchina giallorossa (nemmeno i 7 gol presi dal Bayern hanno inciso sul totale…).

E pensare che solo la Juve di Conte e di Allegri, nelle ultime stagioni, ha preso meno reti in serie A. L’involuzione fa riflettere. Anche perché l’attacco, sterile l’anno scorso, si è improvvisamente scatenato. Non c’entra l’arrivo di Dzeko: il centravanti non è stato titolare in 5 partite (in 3 partite nemmeno convocato per infortunio) su 11. Pjanic (5 gol), Gervinho (4), Salah (4), Florenzi (3) e De Rossi (3) sono il top di un gruppo che ha già 12 marcatori diversi, capaci di raccogliere 27 gol (20 in campionato, dove il reparto è il migliore, e 7 in Champions). Tornando indietro di 12 mesi, la differenza è notevole: 21 gol (14 in A, 7 in coppa). I giallorossi sono, dunque, ispirati e concreti. Improvvisamente, oltre a sfruttare l’abilità balistica di Pjanic (4 reti su punizione), sono diventati efficaci anche sui corner, dopo il lungo digiuno, e in assoluto sui calci piazzati. il lavoro sembra parziale, fatto a metà: addestramento rivolto solo alla fase offensiva. Dietro mancano le conoscenze.

SENZA DIFESA – Lo staff di match analyst avrà inquadrato il problema al video. Le immagini non ingannano: la fase difensiva della Roma è inesistente. La conclusione è di chi osserva i comportamenti di squadra più che dei singoli. Garcia, dopo la quaterna del Bayer, è stato soft e al tempo stesso chiaro: «Sapevamo dall’inizio che, con Castan ancora da recuperare e Ruediger arrivato all’ultimo momento e non al meglio fisicamente, non si poteva fare un certo lavoro e quindi bisognava avere pazienza». È la conferma che il mercato è stato rivolto solo a migliorare l’attacco con Dzeko, Salah e Iago Falque. Dietro, invece, la difesa è diventata più fragile. Primo anno: Maicon, Benatia, Castan, Balzaretti. Secondo: Torosidis, Manolas, Yanga Mbiwa, Holebas. Terzo: Florenzi, Manolas, Ruediger, Digne.

La differenza è negli interpreti. Meno forti e con Florenzi adattato e riportato presto dove funziona meglio. Cambiare tanto non aiuta a trovare le posizioni e gli automatismi. Con interpreti sempre diversi, portiere compreso, anche la comunicazione ne risente. Faticano a spiegarsi in campo. Inutile chiedersi come mai in Champions i gol siano arrivati, 6 su 8, nella prima mezz’ora. Oppure guardare ai 5 presi nel finale, 2 in coppa e 3 in campionato. Prima, dopo o durante fa lo stesso: piovono sempre e in ogni circostanza. È urgente ricominziare da zero, con esercitazioni mirate alla linea dei 4 e anche a chi è davanti.

QUESTIONE TATTICA – La fase difensiva non c’è anche per la smania di cambiare. Garcia è passato dal turnover di giocatori, con 26 utilizzati nelle 2 competizioni, a quello dei moduli (4-3-3, 4-2-3-1 , 4-4-1-1, 4-2-4, 4-1-4-1 e 4-3-1-2). Il vanto di essere squadra camaleontica può diventare il limite: i giocatori rischiano di andare in confusione. E 11 formazioni diverse sono troppe per avere l’identità da grande.

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