Roma, Fonseca non si dimette. I dubbi di Sarri

Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Il processo è durato 50 minuti e i capi d’accusa sono molti e circostanziati. L’imputato si è detto non colpevole e, se non l’assoluzione, ha almeno ottenuto il rinvio a giudizio.

Dopo l’ennesima brutta figura fatta dalla Roma contro la Samp, mentre la squadra godeva del giorno libero, Paulo Fonseca è andato a Trigoria accompagnato dall’agente Marco Abreu e ha incontrato (da solo) i Friedkin e il general manager Tiago Pinto. Fino a giovedì, quando la Roma incontrerà il Manchester United nel ritorno della semifinale di Europa League (andata: 6-2 per gli inglesi), Fonseca sarà sulla panchina.

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Dan e Ryan Friedkin hanno chiesto spiegazioni sulla posizioni in classifica, sul record di infortunati e ricadute, sulle dichiarazioni fatte a Sky sulla forza della squadra, sulle scelte di formazione (perché Santon a Genova e non Reynolds per fargli fare esperienza?) e sui dettagli che fanno la differenza (perché ha tirato il rigore Dzeko che ha una pessima statistica dal dischetto?).

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Forse i Friedkin si aspettavano le dimissioni di Fonseca, che però non sono arrivate. Tiago Pinto ha difeso il connazionale perché mancano solo cinque partite alla fine del calvario e non ci sono alternative immediate e credibili. I Friedkin hanno chiesto massimo impegno anche per difendere il settimo posto: per loro partecipare alla Conference League è meglio che niente, anche per ragioni di sponsor, bonus e bilanci.

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Più che aggiustata, questa Roma dovrebbe essere rifondata. Un particolare che potrebbe complicare anche l’arrivo di Sarri, che resta il favorito per la successione a Fonseca, ma che chiede garanzie per avviare un progetto con i giocatori giusti.

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