Corriere della Sera (G. Piacentini) – Sistemare la difesa, è questa la missione che Daniele De Rossi dovrà provare a portare a termine entro la fine della stagione. Un passaggio cruciale nel processo di crescita della sua Roma. E se nel reparto offensivo le cose stanno andando per il meglio – 18 le reti segnate in 8 gare ufficiali tra campionato e coppe, 2,25 a partita contro una media di 1,64 (46 in 28 gare) nella gestione Mourinho – in difesa i numeri dicono che l’andazzo è più o meno lo stesso. Da quando è arrivato DDR, infatti, la Roma ha incassato 10 reti in 8 partite, con una media di 1,25 mentre con Mou in questa stagione i gol subiti sono stati 30 in 28 incontri, con una media di 1,07 a gara. Le differenze rispetto a prima, però, ci sono.

A partire dal modulo, che con lo Special One è stato fisso: anche quando sono mancati molti titolari, infatti, il portoghese è rimasto sempre ancorato alla difesa a 3. De Rossi invece da questo punto di vista si sta mostrando molto più duttile: è partito con la linea a 4 ma nelle ultime due uscite in campionato si è riconvertito ai 3: nel finale contro il Frosinone (3-0) e per tutto il match contro il Torino (3-2). Non è un caso che questo sia avvenuto quando in campo c’era Smalling.

Il recupero dell’inglese è considerato talmente importante per De Rossi che per metterlo a suo agio è tornato all’antico: “Volevo schierare a tutti i costi Chris e mi dava più tranquillità farlo giocare con altri due compagni vicino per coprire gli spazi”, ha detto dopo la gara con il Torino, aggiungendo che “quando fai l’allenatore devi fare delle scelte che poi reputi giuste o sbagliate solamente quando le provi in campo”.