La Gazzetta dello Sport (A. D’Urso) – La Roma non sta bene, sta benissimo. Come Daniele De Rossi, alla seconda vittoria di fila. E ora a un punto dalla Champions. Nella sfida tra campioni del mondo con Pippo Inzaghi, ad alzare le braccia al cielo come a Berlino nel 2006 è lui, DDR. Una squadra, la sua, bella nella sofferenza. Che ha incarnato lo spirito del proprio allenatore: giallorossi con gli occhi di tigre che, nella bagarre dei minuti finali, si sono cercati con lo sguardo come fratelli nella folla.

Proprio come aveva chiesto alla vigilia il tecnico e come ha ribadito ieri sera all’Arechi: “All’intervallo ho detto lo stesso che avevo detto dopo il Verona – spiega DDR -. Se facciamo il possesso palla lento, non tiriamo mai in porta e così perdiamo tante partite. Se lo facciamo tenendo il pallino della partita e andiamo dentro come avvoltoi, allora siamo forti. C’è da lavorare nel capire i momenti della partita, sui concetti: sta a me trasmetterli ancora meglio. E’ stata una vittoria non casuale, ma sofferta sì”.

L’effetto Dybala e l’effetto Pellegrini producono una serata che può rappresentare un punto di svolta per la Roma. E De Rossi riparte proprio dalla Joya: “Paulo andava a cercare la palla sulle fasce, è vero, loro chiudevano bene gli spazi. Dobbiamo muovere meglio la palla per dargli più possibilità di manovra tra le linee. Per un giocatore come lui oggi non era facile”.

Dodici giorni alla guida della squadra sono pochi e DDR non omette nulla. Nemmeno le sue eventuali responsabilità quando si gioca durante il match meno bene del previsto: “Può esserci qualcosa di mio anche in questo, dobbiamo essere più convinti in alcuni frangenti, come quando dopo il gol subito dovevamo essere più aggressivi sui cross. Contro squadre forti come la Salernitana rischi di perdere punti”. La corsa continua e c’è tempo per migliorare. Ma, intanto, De Rossi può godersi i suoi uomini simbolo. Non solo Dybala, ma anche Lukaku Pellegrini: “Sono soddisfatto di Romelu e Lorenzo è un degno capitano”.