Rocchi: “Se un arbitro non va alla Var, non lo chiamo più”

Corriere della Sera (M. Colombo) – La centrale unica della Var è un sogno che diventa realtà, un progetto che ad aprile sembrava irrealizzabile in breve tempo“. L’osservazione è del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, ieri a Lissone per inaugurare la nuova sala centralizzata dove gli arbitri addetti alla Var si sono già recati nei sette turni disputati. “La Figc è stata la prima al mondo a lanciare la tecnologia nel calcio, a partire dalla Goal Line Techlogoy“, aggiunge Gravina.

Nel campo delle innovazioni, la Figc sta meditando di iniziare la sperimentazione a livello giovanile per modificare, ovvero rendere meno severa, l’applicazione delle regole del fuorigioco. L’orientamento è il ritorno al concetto di “luce” tra difensore e attaccante.

L’episodio Handanovic in Sassuolo-Inter continua a far discutere. “È soggettivo, come tale va lasciato all’interpretazione dell’arbitro in campo. Bisogna accettare che valuti un’azione diversamente dalla maggioranza – sottolinea il designatore Gianluca Rocchi -. Sarebbe folle solo pensare che un direttore di gara si rifiuti di andare alla Var, se lo scoprissi non arbitrerebbe più“.

La linea chiara. “Sui rigori abbiamo chiesto di tenere una soglia alta, vogliamo rigori molto seri“. E per replicare alla vox populi secondo cui il ricordo frequente alla Var mette un fischietto in cattiva luce, Rocchi replica: “Se l’arbitro ci va e non cambia una decisione che è da correggere viene penalizzato due volte. Certo se si perde due rigori non avrà il massimo dei voti, ma se ricorre alla Var e muta orientamento avrà comunque una buona valutazione. Se poi un penalty decide comunque di non fischiarlo diventa una prestazione negativa”.

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