Il Messaggero (S. Carina) – Alla fine è rimasto. Dopo aver trascorso l’estate con l’etichetta del cedibile sulle spalle, Dovbyk è ancora a Trigoria. Trentacinque minuti divisi equamente tra Bologna e Pisa, è il biglietto da visita che il tecnico ha presentato a Artem. Della serie: oggi il titolare è Ferguson. Sì un ragazzo talentuoso, ma sempre un attaccante – frenato dagli infortuni – che in carriera ha segnato 17 gol. Gli stessi che il vituperato Dovbyk ha segnato nella sua prima stagione in giallorosso, quella travagliata dall’avvicendarsi di tre allenatori. Eppure, il messaggio che passa a livello mediatico, abbracciato subito dalla maggior parte dei tifosi, è che la differenza che passa tra i due è simile a quella tra il Romario dei bei tempi e un attaccante della Primavera.

Non è cosi e il primo a saperlo è proprio Gasp. Che pur avendo cercato durante l’estate un centravanti con caratteristiche diverse (prima Fabio Silva e poi Gimenez) alla prima occasione si è affrettato a dire che uno degli obiettivi che si propone, chiuso il mercato, è quello di «recuperare Dovbyk». Per questo va sfruttato in una stagione che si profila lunga e insidiosa.

Non è il centravanti dei sogni, spesso macchinoso e non sempre ineccepibile nel controllo del pallone, ma una cosa la sa fare e anche bene: segnare. La carriera lo conferma: 125 reti in 279 partite nel club. E allora è compito di Gasp capire come metterlo nelle migliori condizioni possibili per ritrovarsi. Possibile che l’unico centravanti al mondo che l’allenatore non può plasmare è Artem? Non ci crede nessuno. Per primo Dovbyk.